lunedì 26 dicembre 2016

Punto e Virgola di Ambra Taormina "Annus horribilis in 'triennio malefico': sta per chiudersi la 2016sima porta dopo Cristo."

Se chiusa una porta tocca aprire una finestra...non è istigazione al suicidio! Lo sapranno bene i più riflessivi e attenti osservatori che in queste ultime ore dell'anno - ammesso che abbiano le mani libere - saranno intenti a coccolarsi i pollici come da consuetudine, valutando un percorso durato, in soldoni, 365 giorni, e che, se relazionato col contesto piazzese e non, ha il difetto di un leggero prolungamento (un pò come una gamba più lunga dell'altra a rendere l'andatura claudicante). Nulla di strano se ad entrare di diritto tra i 'piatti forti' delle feste ci sia una gustosa 'ciambella', meglio se riuscita col buco, e che ai malpensanti non debba suggerire voli pindarici nelle terre incognite del pensiero, laddove una ciambella bucata potrebbe, a conti fatti, rappresentare quel salvagente mal funzionante a cui recentemente aveva affidato la sorte del suo governo il caro ormai 'estinto' (?) Matteo Renzi con la manfrina della Riforma Costituzionale avallata dalla ministra Boschi, la quale si è concessa un ruolo pari a quello della ben più nota (e non c'è da vergognarsene) 'Malafemmena' di Totò; nonché reo confesso di aver tenuto gli italiani con 'l'acqua alla gola' per ben sei mesi di campagna referendaria, e diremmo pure senza rispetto odierno alcuno per le 'secche' della popolazione armerina (che pure È italiana!), a cui in questi giorni tocca fare i conti con quella sporca e per giunta discontinua erogata dall'inservizievole Acqua(?)Enna(!?). In effetti, dopo 'mille giorni di magagne', alternative alle ben più numerose "leghe sotto i mari" di Verne, possiamo dire con certezza che Matteo - degno delle orazioni del miglior evangelista di Cristo, come vuole il suo nome, e non per nulla partecipante della più recente 'ultima cena' - ha saputo manovrare addirittura meglio di un autotrasportatore nel vivo della sua carriera (ossia quando ancora non è costretto ad assumere cocaina), in vizio che non fa virtù del "Jobs Act" nell'Italia in cui il lavoro non decolla come avrebbe fatto Alitalia ("repetita iuvant" anche se nolente) fino a qualche tempo fa, o con il "Decreto Salva Banche" nel clima dello 'scandalo Banca Etruria', in cui si è prodigato separando diligentemente - come vuole la tradizione del 'primo della classe' che di certo, prove alla mano, Matteo dovette essere ai suoi tempi - la 'banca buona' dalla 'banca cattiva', così come in un gregge ovino (o umano) si fa con le pecore bianche dalle nere, o il sangue venoso (sporco) è separato da quello arterioso (pulito) nella "piccola circolazione". Salvo poi l'aver ricordato - a chi è fortunato e gode di buona memoria - grazie a quel proverbio che vuole che il lupo perda il pelo, che in Italia il vizio è poi sempre lo stesso dal 1893: il che suonerebbe un po' come il sigillo da sponsor che blasona una qualsivoglia produzione di materiale commestibile, non fosse che, per nulla avente a che fare con cibarie di sorta, a quei tempi, nell'allora Italia monarchica, ricorse il famoso "scandalo politico-finanziario della Banca Romana" (antenata dell'odierna Banca d'Italia), e che il governo dell'epoca presieduto da Giolitti - che pure aveva beneficiato di somme dalla stessa - tentò di 'salvare', essendo che il misfatto coinvolse pure diverse personalità della sinistra storica. Proprio come la pagina aggiunta ad arricchire un copione che è tornato a ripetersi sulla scena di un'Italia ormai repubblicana a distanza di più di un secolo, e dominata dal 'PartitoDio' (immigrazione docet); e come preteso da una tradizione ormai consumata, ravvivato da un nuovo attore protagonista - degno erede dell'allora presidente della 'Romana' Bernardo Tanlongo - residente nella persona del padre della sopracitata 'ministramalafemmena'. Insomma, che le ciambelle le stiate mangiando o meno, sarete degni del governo italiano (piazzese compreso), se avrete almeno...'impastato' qualcosa alla maniera dei masterchef di Palazzo Chigi (o di Sala delle Luci, come preferite), che di impasti si intendono meglio ancora se a doppia lavorazione (dicesi 'rimpasti'), come ha dimostrato il menù di fine anno divulgato da "casa Gentiloni", in cui la minestra dei ministri - in linea con un'abitudine che i ristoratori sono soliti rispolverare per le feste - ha un vago sapore di cibo precotto e semi avariato: considerato pure che a fare 'self-service' sui piatti degli italiani è stata la solita zuppa di pesce scongelato dopo un precedente auto tentativo di ricongelamento, causa olezzo insopportabile proveniente dalla testa. Girando un pò il collo sulla locale realtà armerina, ci torna alla memoria - come prescritto da regole di stilistica (e di logica, aggiungo) piuttosto ovvie - che 'orazione'(meglio se dell'evangelista Renzi) fa rima con 'abluzione', e abluzione ci riporta a una pratica di purificazione in seno a un rito di iniziazione: sarà forse lo stesso con cui ha esordito il calendario degli eventi politici armerini (probabile blanda imitazione del 'fratello' rivoluzionario francese, e che per stravaganza ha ormai sostituito quello del defunto "Frate Indovino") con l'inaugurazione dell' "Area Renzi", la quale per morigeratezza e buoni propositi ha avuto tutto il sapore delle frittelle che mi cucinava mamma con le eccedenze dell'impasto per la pizza? ...che a pensarci bene siamo sempre là: tutti alle prese con la moderna tecnologia del mondo della 'cucina veloce', in cui rimpastare di fretta è meglio che rifare tutto da capo e soprattutto con ingredienti freschi; in cui il precotto riscaldato e consumato è prerogativa di una società in cui nessuno più si intende dei sapori della 'buona tavola'; o al massimo - col piglio stravagante del 'cuoco provetto' - fa il caffè con la cioccolata e poi ci mette la limonata e poi dice: "ma che caffè!"! tanto per dire di aver creato una nuova ricetta mai gustata, come succede di tanto in spesso dalle parti del civico 1 della nostra amata Piazza Garibaldi, i cui inquilini della compagine, quando non apertamente sfornati dalla spontanea tradizione culinaria del "Caffè della Peppina", risentono apertamente dei retaggi del maldestro ma pur sempre antico e valido metodo dei mostriciattoli sgorbi della cera pongo quando si fondono in un' unica palla informe perché se ne vogliono creare di nuovi, ma sempre rimpastando dallo stesso panetto! Checché se ne dica, anche quest'anno curva verso le ultime ore che ci separano dal momento in cui diremo di stare diventando un pò più vecchi, ma non necessariamente tutti più saggi, dato che non si è ancora imparato che è bene mai rammendare sul tessuto logoro, né che chi vince lo fa grazie a un lavoro di squadra in cui la squadra è anche la gente che decreta le vittorie autentiche con il proprio entusiastico consenso. E poiché chi vuole indulgere in saggezza sa bene che a "tavola non si invecchia", ma "chi mangia solo si strozza", gestirà - coadiuvato dal monito popolare - i propri comportamenti festaioli in modo tale che anche dalla posizione comoda della propria tavola imbandita, potrà ricavarne dei pratici insegnamenti di vita per i tempi a venire. Buone Feste e 'provvido' anno nuovo! Ambra Taormina

domenica 18 dicembre 2016

CONTROCORRENTE - L'ISOLA CHE NON C'E'

( foto della via Marconi, via Garibaldi e via Mazzini, anni 60) Alla fine degli anni 60, Hermann Kahn, noto “futurologo” americano, disse che nel 2000 il Turismo sarebbe diventato l’industria più grande del mondo . Molti sorrisero, ma la sua previsione era destinata ad avverarsi con diversi anni di anticipo. Oggi, a differenza di molti altri settori dell’economia, per il Turismo si registra una crescita costante da decenni, ed anche le previsioni sono oltremodo interessanti. Ma se già da tempo il Turismo è diventato il più grande “business” del mondo, non sempre vi è questa consapevolezza e non sempre il settore del Turismo viene affrontato con l’attenzione e la professionalità dovuta. Piazza Armerina è una Città straordinaria da molti punti di vista. Il Territorio, l’Ambiente, le Risorse Culturali e la villa Romana del Casale sono risorse di estremo interesse soprattutto dal punto di vista Turistico. Eppure la situazione attuale del Turismo mostra come tutte le grandi potenzialità della località e del suo territorio non si siano espresse appieno. A metà degli anni novanta e del 2000 , grazie ad una fruttuosa programmazione di marketing territoriale collegata a molti eventi culturali nel corso dell’anno e ad una qualificata ed eterogenea ricettività alberghiera unita ad una offerta gastronomica di primo livello , i numeri delle presenze in Città e alla Villa romana del Casale aumentarono considerevolmente mentre oggi il Turismo a Piazza Armerina è ritornato ai piccoli numeri senza alcuna prospettiva di miglioramento. Le mie intense esperienze di Assessore Comunale e Provinciale al Turismo mi hanno permesso di maturare delle conoscenze e delle competenze che mi consentono di essere un critico osservatore di quello che avviene in Città dove si programma turisticamente in modo estemporaneo su input privato con la colpevole compiacenza della Amministrazione senza alcuna sequenza logica e con progettualità da feste rionali piuttosto che di spessore da Cittadina a vocazione turistica sede UNESCO. Questa programmazione di giornata ha fortemente penalizzato l’immagine della nostra Città facendole perdere quell’attrazione culturale che l’ha contraddistinta per lunghi decenni. Per non perdere irrimediabilmente i pur minimi flussi turistici che interessano Piazza Armerina e con una drastica inversione di tendenza per calamitarli progressivamente bisognerebbe riportare la barra del timone nella giusta direzione. A mio avviso il Turismo nella Nostra Città si promuove e si sviluppa tenendo conto di tre elementi fondamentali simbiotici e di offerta quali 1)La città e la cultura ; 2) Gli Eventi ; 3 ) Il Territorio ; 4 ) La Villa Romana del Casale . L’obiettivo di Marketing dovrebbe consistere nel trasformare ognuna di queste offerte in un prodotto, con una propria strategia di posizionamento, con propri strumenti operativi, allo scopo di trasformare Piazza Armerina, agli occhi dei suoi potenziali visitatori in quello che davvero è : una linea di prodotti. Per far si che la Città, entri a pieno titolo tra le mete del Turismo Nazionale e Internazionale attento, preparato e interessato alle risorse della Città deve diventare agli occhi dei suoi potenziali Ospiti un “prodotto turistico” con un proprio “Brand” e quindi per ottenere questo risultato occorrerebbe realizzare una condizione essenziale : “ PIAZZA ARMERINA CITTA’ OSPITALE” ( foto via Marconi, anni 60)
(foto della via Marconi , anno 2016 ) Il Turismo non è un affare che riguarda solo gli albergatori o i Ristoratori. Tutti possono e devono fare qualcosa per sottolineare la vocazione turistica e di accoglienza della città. I ricordi più vivi di quanti vanno in vacanza o di chi torna dopo un viaggio sono dati dagli incontri e dalle conoscenze fatte ed ahimè oggi per Piazza Armerina non sono molto incoraggianti leggendo molti commenti negativi nei siti di settore che troviamo nel web. La Città è disordinata , il traffico veicolare caotico, sporca e con il verde pubblico in stato di abbandono e degrado . A questi elementi inconfutabili si collega la totale assenza di un programma turistico che il Sindaco Miroddi , in modo frettoloso e scontato ha pur messo nel suo programma elettorale ma che di fatto non ha mai realizzato. La stessa delega al Turismo, importantissima e di vitale importanza per lo sviluppo di tutte le Attività locali, è stata in un primo momento tenuta dallo stesso primo cittadino e poi per “esigenze politiche” assegnata ad un gruppo politico di sostegno alla Amministrazione con Assessori senza alcuna competenza , contestati dalle Associazioni culturali locali in occasione dell’organizzazione del Palio dei Normanni o con presunte competenze su settori agli antipodi a quelli del Turismo con l’attuale Assessore “pescato” nel lungo e inutile elenco degli “Esperti” del Sindaco quale persona competente delle politiche sociali. I risultati nefasti dopo circa 4 anni di Governo Miroddi sono lapalissiani. Il Palio dei Normanni , manifestazione clou di Piazza Armerina con oltre 60 anni di storia, umiliato e declassato a partecipare a vari Carnevali di paese e con atavici ritardi organizzativi che ogni anno ne compromettono il regolare svolgimento. Nessun altro evento è stato calendarizzato, di forte richiamo turistico,per favorire l’afflusso turistico nei periodi di destagionalizzazione. Anche la stessa Villa Romana del Casale vive di luce propria senza alcuna politica di promozione e di servizi turistici da parte del Comune e totalmente svincolata da ogni conseguenziale collegamento con la Città. In questi anni abbiamo assistito solo a parvenze di programmazioni turistiche, peraltro organizzate da Privati ma sostenute dall’Amministrazione, annunciate con enfasi su un blog compiacente ( ormai anch’esso ammutolito) e titoli di giornali, quali l’organizzazione dilettantistica e poco credibile di week end medievali naufragata in pochissimo tempo ; Il fallimento dell’annunciato programma denominato “Comuni Amici” che prevedeva una sorta di “scambismo di turisti” con altri 5 comuni siciliani ; il silenzio imbarazzante su un altro altisonante progetto che prevedeva un “collegamento” con il porto turistico di Licata con frotte di crocieristi da diporto in arrivo nel Centro storico di Piazza Armerina “ironicamente” senza barche per mancanza di adeguati approdi. Un tirare a campare senza arte né parte in un mercato , quello turistico, dove la competitività e la creatività costante sono la base essenziale per calamitare interesse e capitali da investire anche per una consona riqualificazione e valorizzazione urbana che nel Centro storico e nei quartieri dovrebbe suscitare nel Visitatore una forte attrazione turistica culturale da vivere e ricordare. Ovviamente nulla di tutto ciò è stato fin qui realizzato . Errare è umano , perseverare è diabolico e così il Sindaco Miroddi , in queste ultime settimane, esce dal suo cilindro magico un’altra “perla” quale la creazione dell’Isola pedonale in Via Garibaldi ,propedeutica e condizionante all’arrivo di centinaia o migliaia di crocieristi che sceglieranno , dal porto di Catania, l’escursione a Piazza Armerina a far data (forse) dal 2018. Una scelta sbagliata nei tempi e nei modi con lo scempio perpetrato e autorizzato (dicono) dalla Soprintendenza ai BB.CC. nella storica via Marconi con l’installazione di decine di dissuasori e di un pilomat automatico che hanno alterato e deturpato una parte del nostro prezioso centro storico . Il provvedimento , preso senza consultare le Associazioni di categoria , autentico riferimento delle necessità degli esercenti e propositori d’iniziative, si sta rivelando com’era prevedibile, un autentico fallimento che sta alimentando le legittime proteste degli esercenti dei caffè storici e prestigiosi della via Marconi che temono di vedere le loro attività danneggiate dalla riduzione del flusso degli avventori soprattutto nella prospettiva futura. Senza essere degli esperti, a lume di naso, le isole pedonali si realizzano dove già esiste una notevole presenza di negozi o attività commerciali e culturali, per favorirne la fruibilità pedonale. Quindi seguendo una logica razionale prima si incentivano le aperture delle attività commerciali, artigianali, culturali e poi qualora ci fossero queste condizioni si crea un’isola pedonale parziale in armonia piena con il contesto commerciale delle zone adiacenti e delle esigenze della Popolazione residente. A quanto pare invece , nulla di tutto questo è stato valutato. Sembra che questa iniziativa sia frutto di privati che, per i loro legittimi interessi stanno per aprire delle attività in via Garibaldi in modo tale che quando arriveranno i gruppi di crocieristi potranno essere “pilotati” presso un esercizio piuttosto che in un altro così come “logiche” turistiche spartitorie insegnano . In questo contesto, da alcune settimane, alcuni esponenti delle principali compagnie di navigazione sono stati ospiti della Amministrazione comunale per verificare la fattibilità di queste “escursioni” a Piazza Armerina e la realizzazione dei percorsi pedonali era ed è una condizione per poterli realizzare nel prossimo futuro. E’ doveroso precisare , per i non addetti ai lavori, che il Turismo da crociera o meglio le “escursioni” sono una parte minimale del Turismo e portano ben poco in termini di vantaggi economici in quanto la visita dura qualche ora e si conclude con il rientro nel porto dove è attraccata la nave. Chi ci guadagna è esclusivamente l’organizzatore delle escursioni , qualche ristorante e qualche Bar con le logiche spartitorie suddette e poi il nulla. Il Turismo che conta è ben diverso . I benefici economici le portano essenzialmente le presenze con i pernottamenti. Quanto più sono numerose , progressive e con più notti e più ne beneficia l’intera Collettività: dall’albergo, al B/B, agli Agriturismo, ai Caffè , Ristoranti, attività commerciali e artigianali, etc. Per realizzare questo programma ci vuole ben altro e a mio dire l’ho sintetizzato nella prima parte di questo mio intervento. Chi si gonfia il petto come un pavone , parlando di sviluppo turistico, per il presunto arrivo dei crocieristi non sa di cosa parla oppure ne riceve un guadagno interessato. E comunque vada l’arrivo di questi gruppi , per lasciare almeno una traccia positiva di accoglienza e ospitalità d’eccellenza che possa filtrare con l’antico e sempre efficace “passa parola” con quali interventi di richiamo culturale/artistico , di eventi e di semplice decoro urbano si sta programmando ? Richiamando la riflessione da cui avevo iniziato “Piazza Armerina Città Ospitale” , chiedo : quali interventi urbani sono stati fatti al Generale Cascino , luogo dove dovrebbero arrivare i Pullman dei crocieristi se la zona versa in un penoso stato di abbandono e degrado , con l’orribile immagine del decadente edificio del cinema Ariston ? Per chiudere questa mia lunga analisi e spero foriera di riflessioni per i miei Concittadini sottolineo che il “pilomat” ( dispositivo elettronico) che doveva aprire e chiudere il traffico veicolare in via Garibaldi , inaugurato in pompa magna con banda musicale e discorso dal neo Assessore al Turismo Carmelo Gagliano con alle spalle( vedi foto in rete) una via disadorna e desertica, dopo appena due ore di vita è stato“abbattuto” da una automobilista che non ha visto “il fungo” meccanico sorto dalle “balatelle laviche” …vuoi vedere che è un segnale premonitore del destino sul futuro di questa isola pedonale e della attività fallimentare del Sindaco e dei suoi collaboratori?
Fabrizio Tudisco

lunedì 5 dicembre 2016

LA VITTORIA DEL NO - LA SCONFITTA DI RENZI, DI CROCETTA E DI MIRODDI

Questi i risultati del Referendum ITALIA NO 60 % SI 40 % SICILIA NO 71 % SI 39 % PIAZZA ARMERINA VOTANTI 9.716 SEZIONI 28 VOTI SI 3.064 31,82% VOTI NO 6.565 68,18% VOTI VALIDI 9.629 BIANCHE 18 NULLE 69 TOT.9.716

sabato 3 dicembre 2016

Il comprensorio di Piazza Armerina Aidone, fra i più suggestivi dell’entroterra siciliano per ricchezze archeologiche e artistiche , anziché divenire un contenitore privilegiato del Turismo nazionale e internazionale è diventato un campo profughi permanente ......

Notizie di questi giorni confermano che è imminente l’apertura di un Centro Accoglienza Richiedenti Asilo a Piazza Armerina con sede presso una struttura alberghiera convertita per lo scopo e che ospiterà ben trecento clandestini. Tra le iniziative di contrasto a questo pericoloso progetto ho inoltrato al Presidente del Consiglio Comunale di Piazza Armerina una dettagliata richiesta per trattare urgentemente l’argomento in Consiglio comunale al fine di individuare tutte le forme giuridiche / amministrative e di indirizzo politico per bloccare sul nascere tale infausta attività imprenditoriale che passa come sempre sulla testa dell’ignara Cittadinanza Piazzese. Ma in questo periodo non è solo il territorio di Piazza Armerina ad essere minacciato da questa ulteriore “invasione legalizzata di clandestini” ma anche il vicino Comune di Aidone con il paventato arrivo fra pochi giorni di ben 60 clandestini minorenni. Quest’ultima Cittadina ha già in attivo uno SPRAR , un Centro per minori , due centri di accoglienza di cui uno presso un Albergo locale per un totale di 160 extracomunitari a fronte di una popolazione che non supera i 5000 abitanti . Al fine di rispettare i parametri proporzionali e non creare alcuna tensione sociale tra la Popolazione residente ed extracomunitaria soprattutto in presenza di attività SPRAR , il Ministero degli Interni tramite le Prefetture , compresa quella di Enna , ha diramato una circolare esplicativa per il pieno rispetto della normativa . Pertanto non si comprende come le Autorità competenti di Augusta in materia di coordinamento e affidamento degli extracomunitari agli Enti già regolarmente accreditati abbiano autorizzato l’IPAB S.Lucia di Enna di ospitare ben 60 minori in una struttura di proprietà di un privato. Il comprensorio di Piazza Armerina Aidone, fra i più suggestivi dell’entroterra siciliano per ricchezze archeologiche e artistiche , anziché divenire un contenitore privilegiato del Turismo nazionale e internazionale è diventato un campo profughi permanente che beneficia solo le tasche di pochi a discapito della tranquillità e della sicurezza dei Piazzesi e degli Aidonesi. Tale abuso politico/amministrativo va ben oltre il buon senso sulle giuste proprorzioni di ospitalità che devono essere rispettate e che questi due centri hanno già mostrato da quando esiste il problema dei flussi migratori clandestini. E’ ora di dire basta e impedire in modo democratico e civile che questi progetti possano realizzarsi. Fabrizio Tudisco

mercoledì 30 novembre 2016

CARA ? No, Grazie

Mentre il Governo Italiano si rende conto di non poter più sostenere finanziariamente gli arrivi di massa di migranti stranieri e il Governo Europeo sta a guardare, in varie località italiane aumentano preoccupazioni e tensioni sociali collegate all'inarrestabile fenomeno migratorio. Le reazioni dei residenti dei Comuni di Goro e Gorino che hanno impedito l'arrivo di poche decine di extracomunitari , dell'imprenditore alberghiero che si è visto requisire l'albergo per ospitare dei clandestini, hanno scosso l'opinione pubblica e raccontano bene quale sia il clima attuale che aleggia in tutta l'Italica penisola. Anche Piazza Armerina non è da meno soprattutto con le voci sempre più insistenti che danno per certo l’arrivo in Città di oltre trecento clandestini con l'apertura di un CARA . Non sono bastati gli esempi negativi del CARA di Mineo , di Caltanissetta e di tanti altri centri sparsi in tutt'Italia a far capire l'elevato grado di pericolosità di questi “contenitori umani” dove spesso degrado sociale e criminalità convivono grazie alla sete di denaro d'imprenditori senza scrupoli e politici speranzosi di creare nuove clientele elettorali. Adesso qualcuno,trovando nuove e originali soluzioni, ci ritenta. Ricordate che, due anni fa l'apertura di questa struttura di accoglienza balzò agli onori della cronaca grazie alle intercettazioni telefoniche di Luca Odevaine , membro del Tavolo Nazionale dei Rifugiati e già capo di gabinetto dell’ex sindaco di Roma Walter Veltroni, nella parte in cui parlava di aumentare da 150 sino a 500 il numero di migranti ospiti in una struttura ricettiva a Piazza Armerina ? Bene ! A seguito dell'inchiesta tutti gli extracomunitari che erano ospitati presso quell'albergo furono dirottati in altre località ed il progetto sembrava definitivamente fallito. Invece sembra proprio che il progetto CARA sia risorto dalle proprie ceneri con una serie di escamotage di natura amministrativa che lo danno, con voci ricorrenti e attendibili , di imminente apertura. Nell'estate del 2014, grazie all’infaticabile opera di volontariato dei dirigenti e simpatizzanti di FDI-AN, fu portata avanti un’intensa e costante raccolta di firme per “bloccare” sul nascere il paventato programma chiedendo al Prefetto e al Presidente del Consiglio Comunale ( Campagna Stop Mare Nostrum – Prima Gl'Italiani) il ridimensionamento numerico dei clandestini presenti in Città e sul territorio, a cui fece seguito in data 9 settembre, a conforto delle 2000 firme della petizione popolare raccolte con i banchetti, una importante manifestazione con la presenza di tanti cittadini per discutere proprio del business dei centri di accoglienza che tanta preoccupazione stavano procurando a larga parte della Cittadinanza. In questi ultimi due anni la presenza di clandestini a Piazza Armerina è aumentata arrivando a circa 300 persone , quasi tutte provenienti dall'Africa e in modo minoritario dal Pakistan e India e che non fuggono da guerre o da regimi ma solo in cerca di prospettive economiche migliori. Vivono e alloggiano in diverse strutture distribuite a macchia di leopardo in tutta la Città, vagano senza una precisa meta con cuffie , occhiali e smartphone tra sale gioco e supermercati per impegare i loro poket money o buoni spesa a differenza di quelli impegnati nel progetto SPRAR che svolgono attività lavorative e integrative. I Cas ( centri di accoglienza ) e lo Sprar ( sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) sono presenti in Città già da diversi anni e ultimamente si è aggiunto anche un centro di accoglienza di 15 minori non accompagnati con un atto deliberativo dell'Amm.ne comunale. Ultimamente , per evitare l'insorgere di tensioni sociali con le Popolazioni residenti, il Presidente dell'ANCI e già Sindaco di Torino Fassino ha chiesto e ottenuto dal Governo una nota di “Salvaguardia” per quei Comuni che svolgono attività SPRAR che in pratica vieta la coesistenza di centri di accoglienza diversificati per cui dove c'è uno SPRAR non può esserci un CAS quindi è praticamente impossibile , nel rispetto dell'attuale normativa l'apertura di un nuovo Centro e di siffatte dimensioni. L'apertura di un CARA rappresenterebbe una preoccupante azione destabilizzatrice della vita dei Cittadini Piazzesi e anche in totale conflitto con le percentuali di accoglienza in relazione alla Popolazione residente. Se la notizia fosse fondata la Città dei mosaici si appresterebbe a diventare un sobborgo di un villaggio africano con un numero spropositato e probabilmente incontrollato di persone di cui le stesse forze dell’ordine non sanno nulla e che dovranno costantemente monitorare oltre ai già gravosi compiti d'Istituto. Il business dei centri di accoglienza è una “gallina dalle uova d’oro” a cui attingono imprenditori senza alcuno scrupolo motivati solo dal desiderio dei facili guadagni dove prevale la logica “più ne ospito e più guadagno” e che ha fatto presa tragicamente nella Città dei mosaici. La presenza di profughi ad oggi sul territorio è particolarmente numerosa ed anche se non ci sono stati eclatanti conflitti con la Popolazione Piazzese che ha dimostrato grande prova di disponibilità all'accoglienza non può certamente aumentare a dismisura aggiungendosi ai numerosi centri attivi di seconda accoglienza (Cas) e agli (Sprar). Ritengo pertanto che Tutti gli Organismi politici istituzionali debbano urgentemente verificare la fondatezza di queste indiscrezioni e ove rispondessero a verità mettere in essere immediatamente ogni iniziativa giuridica e politica per impedirne l'attuazione già sul nascere. FDI AN è pronta a organizzare manifestazioni civili e democratiche di protesta a tutela della sicurezza e della tranquillità della collettività Piazzese coinvolgendo, se necessario, la Deputazione Nazionale. Piazza Armerina 30 Novembre 2016 Fabrizio Tudisco Portavoce Provinciale FDI AN Di seguito , pubblico la nota della Direttrice dei Servizi SPRAR sulla incompatibilità della presenza di tipologie di accoglienza eterogenee. Ho il piacere di inoltrare alla Vostra attenzione il comunicato stampa con il quale il Presidente Fassino annuncia il risultato conseguito in Conferenza Unificata lo scorso 3 agosto in riferimento al nuovo Decreto di partecipazione al sistema SPRAR. Come auspicato durante l'ultima Commissione Immigrazione dell’Anci, il Governo ha inoltre approvato in questa sede sia la "clausola di salvaguardia" che esclude che i Comuni facenti parte la rete SPRAR siano interessati anche dal parallelo sistema prefettizio dei CAS, sia l'introduzione in Finanziaria di agevolazioni proprio per quei Comuni che hanno adottato lo SPRAR. Non appena il Decreto sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, sarà nostra cura darvene notizia e indicarvi numeri e indirizzi cui rivolgervi per ricevere informazioni e assistenza. Daniela Di Capua   Direttrice del Servizio centrale dello SPRAR Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati

lunedì 28 novembre 2016

Punto e Virgola di Ambra Taormina - Vicende, vicissitudini e future vivificazioni della monumentalità chiesastica a Piazza Armerina. Luci e ombre sul sacro: La rinascita di San Pietro e il degrado di S. M. di Gesù

Vicende, vicissitudini e future vivificazioni della monumentalità chiesastica a Piazza Armerina. Luci e ombre sul sacro: La rinascita di San Pietro e il degrado di S. M. di Gesù Maggio 2016. Piazza Armerina riscopre il chiostro di San Pietro. Come chi, quasi in obbligo con l'anzianità, tira le somme della propria esistenza terrena, così novembre ormai inoltrato ci ispira il normale, mentale ripercorrere di un anno di cui si attende ormai la fine imminente. Un percorso a ritroso quello del 2016, che accompagna la città e i cittadini a sentirsi piacevolmente segnati e quasi timidamente straniti dal cospetto di un evento pantagruelico (direbbe il caro, vecchio Rabelais), per la buona dose di interessante scalpore che esso ha inevitabilmente suscitato. Maggio - non per il suo cadere quasi a metà dell'anno - è stato infatti un 'mese spartiacque' nonché decisivo per l'entusiasmo profuso nel far rivivere il cuore pulsante della monumentalità chiesastica armerina. Dal 14, le porte del chiostro cinquecentesco del Convento francescano di San Pietro - edificato nel 1504 dal frate laico Fra Ludovico Vaccarotti per una questione che piacerebbe definire di 'comodità' pratica - si sono spalancate a un pubblico curioso e positivo, in un tripudio di flash che lo hanno immortalato - per la prima volta dopo anni - nello splendore che di certo dovette appartenergli un tempo; vivificato per un'altrettanta prima volta, da una veste laica protesa verso un abbozzo di rinnovata sacralità mediata della mostra "Figurazione e Trasfigurazione". Eclettismo acceso e stuzzicante quello di un'esposizione artistica varia e raffinata, sorta all'ombra dei buoni auspici del suo titolo che riconducono la mente a vagheggiare della trasformazione insita nella trasfigurazione come 'cambiamento'; cambiamento come rinascita del sacro piazzese che rappresenta il totale della monumentalità cittadina, o piuttosto, se letto in chiave cristiana, come il far mostra di un'essenza che è divenuta autentica solo dopo essere stata falsata per un certo tempo. Il finanziamento del restauro, dovuto alla scorsa amministrazione, ha certamente acceso le luci su un probabile futuro di conquiste che contemplerebbe il risorgere ormai auspicato di un interesse per il recupero e la restituzione alla pubblica fruizione. Del resto, il restyling di San Pietro, ha riallacciato i ponti con una tradizione che si era interrotta, ristabilendo un rapporto di filiazione con un ben noto passato fortunato, quello in cui i monumenti ecclesiastici piazzesi potevano bearsi di stare 'al soldo' della florida nobiltà locale, frequentemente compiaciuta di aggiungere una tessera in più al mosaico della personale prosperità. La chiesa, pur nella sua non meno esaltante sobrietà, è infatti sede privilegiata delle sepolture di componenti di alcuni tra i più illustri casati armerini - da ricordare le famiglie Trigona, De Assaro, Sanfilippo, Boccadifuoco, Polizzi, Micciché del Consorto e Tirdera (tra questi la supposta sepoltura di tale Suor Arcangela, morta in odor di santità all'età di cinquant'anni) - che ivi iniziarono ad edificare sontuose cappelle di grande pregio artistico a partire dal 1624, le stesse che negli anni scorsi hanno potuto godere di restauri e migliorie anche grazie a donazioni di famiglie tanto volenterose quanto sicuramente abbienti, e che è possibile ammirare affacciarsi fiere su entrambi i lati della navata centrale in tutta la loro austerità e bellezza, tanto da aver reso fama al complesso di San Pietro con il noto appellativo di 'pantheon'. Insomma, una ventata d'aria fresca all'ombra dell'influsso benevolo dell'alta croce in pietra che si erge maestosa e intatta agli occhi di cittadini e devoti da ben 410 anni sulla centralissima Via Gen. Ciancio, e che attualmente si proietta quale 'capostipite' di tale circuito di magnificenza monumentale rinata, grazie alle attività ricreative che ne costituiranno il fine precipuo per i tempi a venire. Memento mori nel complesso monumentale di Santa Maria di Gesù. <>. Recitavano così alcuni versi lasciatici in eredità della penna della poetessa vittoriana Christina Rossetti, nel cui ambiguo riecheggiare sembrano darci l'impressione di essere stati 'buttati giù' in sorprendente riferimento al complesso monumentale dei frati minori osservanti di contrada Rambaldo. E ciò non solo per l'evidente combaciare del periodo ultimo in cui il luogo in questione dovette sorbirsi la compagnia di un ultimo scampolo di compagine religiosa (l' '800, appunto), ma sicuramente poiché alle orecchie di noi moderni, a suonare familiari sono i concetti di 'rovina', 'tenebra', 'oblio' e 'tormento' per quel nulla che si è fatto e che si continua fare, nonché posti a sigillo a ricordarne l'attuale condizione di totale abbandono sordamente rischiarata, tra l'indifferenza di tanti, dal forzato bagliore di due riflettori: unici sinistri guardiani dell'intero monumento. Il convento di Rambaldo, da felice nidus et seminarium sanctorum che fu sin dai tempi della sua fondazione fino a circa un secolo dopo, morigerata sede di discussione di importanti decisioni del calibro della "Riforma delle vocazioni" dell'Isola, nonché luogo eletto dagli anacoreti per l'osservanza delle rigide regole di vita ascetica, si presenta oggi quale rifugio esemplare del fallimento della fruibilità dei monumenti piazzesi, culla del volgare inasprimento di un difetto di ingegnosità locale reiterato per anni. Le condizioni a dir poco allarmanti del complesso architettonico - per via dei ripetuti cedimenti strutturali - offrono alla vista di chiunque transiti nei pressi dell'area, l'impietosa immagine delle mura conventuali ridotte in brandelli, e dall'equilibrio precario ma quasi 'vocazionale', apparentemente, anzi certamente irrecuperabili nelle fattezze originarie secondo una modalità differente dal rifacimento totale, che porterebbe suo malgrado, a falsare l'originalità della struttura con perdite di rilievo dal punto di vista artistico-architettonico, nonostante tale modus operandi si qualifichi come unico per intervenire incisivamente. Sempre considerando la visuale del contesto nel suo complesso, il prospetto della chiesa - costituito da ampie logge nelle quali permangono ancora stralci di affreschi un tempo certamente ricchi e vivaci - sembra dare l'impressione di una certa integrità strutturale, senza considerare i cedimenti interni e lo stato generale di incuria sia all'interno che all' esterno, in cui erbacce e rifiuti di varia natura - segno della costante frequentazione dell'area da parte di incivili - fanno da contorno per tutto il perimetro dello spiazzale adiacente il vecchio cimitero monumentale il quale ricorda l'antico nesso medievale tra sepolture ed edifici religiosi, e anch'esso parte integrante del complesso, nonché fondato intorno ai primi decenni del sec. XIX in quella che era stata un tempo la selva del convento in cui i frati si ristoravano coltivando l'orto. Cimitero monumentale che da selva si è riconvertito nuovamente in selva per il conclamato stato di abbandono notevole all'interno, essendo le sepolture (molte delle quali ormai senza identità) popolare bersaglio di profanazioni dal fine ben poco chiaro, complice l'altrettanta totale mancanza di un sistema di videosorveglianza che gioverebbe non poco - tenendo conto dei costanti crolli delle mura di cinta in vari punti e che sarebbe funzionale, quantomeno - essendo che il restante degrado circostante non ne ha di per sé ormai gran necessità - a tutelare l'eterno riposo degli illustri trapassati che, a cominciare da più di un secolo addietro, lo deputarono a propria dimora ultima. Ad oggi, il complesso monumentale di S.M. di Gesù, che vide la luce nel 1430, gode di una fratellanza che è purtroppo solo simbolica con quello di San Pietro. Nonostante entrambi abbiano funto da ricovero dei frati francescani della città, il destino che li ha toccati, momenti infelici a parte, è stato visibilmente e volutamente diverso. Al di là di quel lasso di tempo di un secolo, lo scarto tra i due conventi non è attualmente più solo cronologico: S.Pietro è allo stato odierno il fulcro di un culto ritrovato per la monumentalità sacra a Piazza Armerina, una specie di forziere che aspettava di essere riaperto per mettere in mostra i suoi tesori, complice la posizione favorevole nel pieno centro cittadino, Santa Maria di Gesù è, al contrario, caduto nell'oblio. Interessante a tal proposito, risulta il parere raccolto direttamente dalle riflessioni del concittadino, noto appassionato ed esperto di storia piazzese, Prof. Gaetano Masuzzo, il quale, alla domanda su quale sia, tra i due, il monumento dal maggiore valore artistico, ha risposto classificando il convento di S. Pietro come quello avente, di primo acchito, maggiore rilievo, ma ciò solo in virtù dello stato di recente restauro che ne ha riportato in bella vista il pregio artistico (affreschi ecc...) e che sarebbe anche più alla portata del pubblico, in quanto naturalmente posto nelle condizioni di essere visitato senza particolare necessità di guide (targhe con chiare e brevi spiegazioni sarebbero bastanti). Mentre, riferendosi a S.M. di Gesù, Masuzzo sarebbe più incline ad evidenziarne una manifesta propensione artistica pur senza l'aiuto di restauri (che di fatto non sono mai avvenuti, né sono in programma), per via, tra l'altro, del rinvenimento (nel 2004 tramite Vittorio Sgarbi) dell'affresco della Madonna con Bambino (attualmente custodito nella locale Pinacoteca), nonché per la storia conventuale vera e propria (il convento ospitò parecchi frati morti in odor di santità, e tra questi il beato frate Innocenzo Milazzo); e pur mantenendosi concorde nel giudicare recuperabile soltanto la chiesa, rischiando di falsare quasi totalmente l'aspetto originario del convento col restauro, di per sé difficile da nascondere. Alla domanda se o no la distanza dal centro abitato costituisca un motivo valido per l'abbandono di S.M. di Gesù, il prof. Masuzzo si è espresso positivamente evidenziando come quello della distanza abbia, sin da tempi remoti, rappresentato un ostacolo di peso per via della particolare umidità della zona, causata dal ristagno dell'acqua che la rendeva difficilmente vivibile anche per il manifestarsi della malaria; nonostante ciò la posizione in aperta campagna - del cui lussureggiare dovettero godere un tempo i frati - conserva pur sempre un fascino particolarmente gradito. In ultimo, alla richiesta di una ulteriore riflessione personale sull'ipotetica differenza di pubblica fruizione tra i due complessi religiosi (ipotizzando che possa essere oggetto di restauro anche il convento di contrada Rambaldo), Masuzzo ha fatto notare che di fatto la differenza sarebbe notevole e persistente nel tempo, poiché la distanza di S.M. di Gesù dal centro abitato, costerebbe a quest'ultimo convento delle visite alquanto brevi, condite da attività piuttosto limitate. Per cui, visite al chiostro nel convento vicino, e visite alla chiesa con racconti e aneddoti sulle vite dei frati anacoreti morti in odor di santità dopo essere stati intermediari di miracoli in vita, in quello lontano, con particolare attenzione al verdeggiante panorama collinare piazzese di cui si gode da quelle parti. Lungimirante, secondo il Prof., sarebbe l'ipotetica futura trasformazione del convento di Rambaldo in un albergo a cinque stelle, ad imitazione del "San Domenico" di Taormina; realizzazione ovviamente improbabile, a causa della presenza del cimitero limitante. E se davvero saranno i posteri a sentenziare, a noi spettatori odierni non resta che contemplare, inermi, quel "memento mori" che sembra emanare dai silenziosi ruderi quasi trascendentali del complesso religioso in rovina, una fredda prefigurazione del comune destino ultimo dell'Uomo. Ambra Taormina

martedì 15 novembre 2016

PalaFerraro: agibilità si, agibilità no .

Rimango sorpreso dalle odierne dichiarazioni del neo assessore allo Sport di Piazza Armerina, Carmelo Gagliano che, chiamandomi in causa sulla pagina di Enna del quotidiano “La Sicilia”, replica ad un mio precedente intervento a sostegno delle società piazzesi di Basket, penalizzate dall’inagibilità al pubblico del PalaFerraro. Non era mia intenzione “urtare” la suscettibilità dell’amico Carmelo, pertanto pur non avendolo citato con nome e cognome o addirittura alluso a sue precise responsabilità politiche più che amministrative, considerato che è in carica da poco più di un mese, sento la necessità di replicare alla sua contestazione, basata su informazioni generiche piuttosto che su dati oggettivi. L’assessore Gagliano, mio ex collega della Amministrazione Prestifilippo, in cui rivestiva il ruolo di assessore alle politiche sociali, nonché amico di tante battaglie politiche sotto l’insegna di Forza Italia e del PDL, “folgorato sulla via di Miroddi”, transitando con una invidiabile nonchalance nella eterogenea formazione antagonista del ballottaggio del 2013 e in predicato di prendere la tessera del PD, mi chiede, in modo alquanto bizzarro, un «esame di coscienza» su mie presunte responsabilità, a monte della querelle. L’assunto è riferito a quando ero proprio io assessore allo Sport: secondo Carmelo Gagliano, la suddetta documentazione di conformità quinquennale, rilasciata dai Vigili del Fuoco, scadeva nel 2006; quindi, se inadempienze ci sono state, esse dovrebbero imputarsi al sottoscritto, reo di non avere dato disposizioni per il rinnovo della licenza nel 2006, ben undici anni addietro. Risulta semplice rimandare al mittente la pretestuosa accusa, sciorinando dati e fatti circostanziati. La costruzione del PalaFerraro fu uno dei miei migliori interventi nel settore dell’impiantistica sportiva locale (con l’Amministrazione Sottosanti) e rappresenta, ancora oggi, uno dei più moderni e funzionali Palazzetti della Sicilia. Ha ospitato, in oltre 15 anni di regolare apertura, migliaia di eventi senza alcun problema di sicurezza e agibilità per il pubblico. Nel periodo in cui ho ricoperto il ruolo di assessore allo Sport, dal 2004 al 3 marzo del 2008, nessuna contestazione fu mai presentata dai Vigili del Fuoco o dalla Commissione Provinciale di Vigilanza pubblici spettacoli (particolarmente fiscali) nel controllare il rinnovo delle licenze. Queste, anche se scadute, in assenza d’interventi sul piano strutturale, andavano tacitamente in deroga. In questo quadriennio il Palazzetto dello Sport, intitolato al compianto Prof. Francesco Ferraro su mia proposta, funzionò al meglio in piena sinergia di gestione con le Società sportive locali, senza alcun problema tranne un atto vandalico, verificatosi nel luglio 2004 (furono dati alle fiamme dei copertoni sul parquet e danneggiati dei manufatti) ma la struttura , dopo qualche settimana, venne riaperta perfettamente agibile. Inoltre Gagliano, dovrebbe ricordare che nel 2007, proprio la Commissione provinciale Pubblici Spettacoli e quindi anche i Vigili del Fuoco, rilasciarono un nulla-osta straordinario per la effettuazione di una manifestazione carnevalesca organizzata da una società privata, con presenza di pubblico superiore all’ordinaria capienza dell’impianto. Ciò basterebbe a chiudere ogni polemica, ma aggiungo ancora che, sino al 2013, Vigili del Fuoco e Forze dell’Ordine non hanno mai avuto nulla da ridire sull’agibilità dell’impianto, tanto che le partite di basket e anche spettacoli di vario genere, si sono sempre svolti con presenza di pubblico e senza alcun problema. Nel 2014, con l’Amministrazione Miroddi già insediata da un anno, cambiano le regole e l’Ufficio tecnico del Comune comunica al Comando provinciale dei Vigili del Fuoco che il Comune poteva ottemperare solamente ad alcune prescrizioni che erano state richieste per cui, nel 2015 e ancor oggi, il PalaFerraro è divenuto agibile per le partite ma non per ospitare il pubblico. Tutto questo è facilmente verificabile da note ufficiali all’Ufficio tecnico del Comune e suggerisco all’ex collega Gagliano, con cui non ho alcuna voglia di continuare ad alimentare polemiche improduttive, di maturare una certa esperienza prima di parlare da presunto tecnico. D’altronde, il neo assessore, acquisì un po’ di esperienza amministrativa, con Sindaco Prestifilippo, nel settore delle politiche sociali e purtroppo per lui e per il suo nuovo gruppo politico, questo assessorato risultava già occupato per essergli assegnato. Fabrizio Tudisco

sabato 12 novembre 2016

Porte chiuse al PalaFerraro

La recente disposizione d’interdizione al pubblico del PalaFerraro è un ulteriore colpo mortale allo sport Piazzese e una “perla” di mala amministrazione del Sindaco Miroddi e della sua Giunta. Tale provvedimento scaturisce dalla mancata osservanza da parte del Comune della normativa di legge che prevede controlli periodici di tutti gli impianti energetici e di sicurezza con le relative documentazioni di agibilità rilasciate dai Vigili del Fuoco. L’unico impianto efficiente che ospitava tutta l’attività agonistica al coperto rischia la chiusura per un tempo imprecisato con gravissime conseguenze per tutto il settore.Chi pagherà questa clamorosa inadempienza saranno le Società di Basket, Volley e Calcetto con la U.S.Grottacalda in particolare che rischia addirittura la “radiazione” dal campionato di Serie “D” maschile perché , secondo i regolamenti della FederBasket, la struttura è inagibile al pubblico. Lascia ancor di più perplessi la possibilità che, a detta del Comune, le società si facciano carico dei costi di adeguamento tecnico che richiama ilarmente il proverbio del “cornuto e mazziato”. Anni di sacrifici di Dirigenti, Tecnici, Giocatori e Sostenitori letteralmente buttati alle ortiche per la responsabilità diretta o indiretta di chi dovrebbe conoscere e controllare sistematicamente l’agibilità di tutti gl’impianti sportivi comunali. Invece nulla di tutto questo viene fatto perché la macchina amministrativa è allo sbando con continui tourbillon di dirigenti, funzionari e impiegati per i più disparati motivi ma quasi sempre riconducibili alla “ lontananza politica” da questo o quell’amministratore. Lo sport piazzese è all’anno zero e sono lontanissimi i tempi dell’amministrazione Sottosanti quando Piazza Armerina rappresentava un modello siciliano per numero d’impianti coperti/scoperti e società operanti sul territorio con diverse specialità sportive. Miroddi , ha solo strumentalizzato nel suo programma elettorale l’alta valenza sociale dello sport ma di fatto lo ha mortificato. Le Società sportive sono abbandonate e senza alcun riferimento serio e fattivo da parte del Comune, costrette a pagare il ticket di fruizione senza avere alcun contributo finanziario e ancor peggio costrette all’ordinaria manutenzione con le pulizie degli impianti lasciata alla buona volontà dei Dirigenti sportivi. Impianti, che rappresentavano il fiore all’occhiello della nostra città , sono nel degrado : basta vedere in quale stato penoso è ridotto il palazzetto dello sport provinciale di C.da Centova.
Danni per centinaia di migliaia di euro sono stati prodotti all’interno della struttura dai vandali e dalla mancanza di manutenzione. Un impianto costato oltre 10 miliardi delle vecchie lire, devastato all’interno, divenuto un parcheggio, non si capisce a che titolo, di autobus urbani. Non stanno certo meglio gli altri impianti scolastici come la storica palestra della villa Garibaldi, senza riscaldamento e quella della Roncalli , chiusa anche alla popolazione scolastica. Il campetto della Castellina invece è ormai monopolio esclusivo degli extracomunitari mentre i nostri ragazzi non hanno più alcuno spazio libero dove poter giocare. Di certo non giustificano questa incapacità amministrativa i “proclami” di copertura del cortile della scuola “Trinità” o l’intervento di ripristino della palestra ex ITIS. Troppo poco dopo tre anni e mezzo di Amministrazione e comunque interventi che appartengono più all’ordinario che ad una corretta e lungimirante politica di promozione sportiva.Con lo sport non si prendono voti e non si fanno politiche clientelari si agisce solo per il bene della Comunità ma questi sono termini che l’Amministrazione Miroddi sconosce. Fabrizio Tudisco

mercoledì 9 novembre 2016

IL FUTURO DELLA NOSTRA SANITA’ E' NEL NOSTRO PASSATO

L’entrata in vigore del D.M. 70/2015 ha imposto alla Regione la rimodulazione della rete ospedaliera la cui diretta conseguenza sarà una diversa dislocazione dei servizi sanitari con evidenti penalizzazioni per la Collettività già provata da una crisi economica senza precedenti. Nella fattispecie l'ospedale "Chiello" di Piazza Armerina , già da anni, è costantemente smantellato nei reparti e tutto fa presagire che lo storico presidio sanitario sarà , prima o poi, definitivamente chiuso privando le popolazioni interessate di un servizio sanitario pubblico già largamente compromesso. Di certo non tranquillizzano le recenti dichiarazioni rassicuranti di non chiusura dell’Unità del pronto soccorso dell’assessore regionale alla sanità Gucciardi, seguite alla manifestazione di protesta del 7 novembre, che sembrano di circostanza e dettate da evidenti esigenze elettoralistiche più che dalla effettiva volontà di organizzare e potenziare la sanità di questo territorio. Pertanto sono fortemente convinto che il “Chiello” come il “Ferro-Capra-Branciforte di Leonforte e l’ospedale Basilotta di Nicosia considerati, a torto, strutture periferiche e non necessarie, dopo il voto regionale della prossima primavera del 2017, saranno destinati ad una chiusura inesorabile e l'eventuale "contentino" del mantenimento dei pronto soccorso sarà rapportato alla effettiva capacità di salvare vite umane con risorse professionali e apparecchiature mediche adeguate.I parametri sanitari imposti dal Ministro della salute Lorenzin non lasciano scampo e di conseguenza la Regione Sicilia dovrà adeguarsi , poco importa se le popolazioni locali manifestano e si ribellano, tanto si sa i Siciliani sopportano ogni tipo di sopruso e angheria e prima o poi si abitueranno a morire per la mancanza di strutture ospedaliere adeguate ed efficienti. Ovviamente questo è il pensiero di molti politici siciliani che hanno fatto le loro fortune , carpendo il voto dei siciliani onesti, speculando e rubando nel settore più grasso per eccellenza del clientelismo che, guarda caso, è stato sempre quello della sanità. Inutile gridare agli scandali , già la magistratura se ne occupa da tempo, o piangerci addosso ma occorre mettere subito in essere delle proposte concrete e realizzabili in poco tempo.Per correre ai ripari i Sindaci dei Comuni del bacino di utenza sanitario di questi Centri dovrebbero immediatamente istituire, già nei prossimi bilanci comunali, delle voci per la sanità pubblica e consorziarsi con altri comuni del comprensorio per realizzare delle efficienti Unità di Pronto Soccorso negli stessi presidi ospedalieri esistenti. Reparti piccoli e funzionali, con personale medico e paramedico in h24, in grado di poter intervenire con diagnosi e terapie specifiche per salvare vite umane. Mi riferisco in particolare alla cardiologia o alla chirurgia d’urgenza , al laboratorio di analisi, dove l’intervento temporale è alla base di tutto. Risorse finanziarie aggiuntive potrebbero altresì venire dal 5 per mille ed anche dall’ 8 per mille coinvolgendo le Curie di Piazza Armerina e Nicosia, destinando in quota parte i proventi delle partite di giro che lo Stato assegna annualmente alla Chiesa italiana. D’altronde, se andiamo indietro con la memoria, gli Ospedali, già qualche secolo fa , venivano costruiti e gestiti da opere pie e associazioni benefiche, quindi sarebbe un ritorno al passato rivisto e corretto per progettare il futuro dell’assistenza sanitaria di questi territori con i Comuni diretti interlocutori dell'assistenza sanitaria di primo soccorso. Discutiamo immediatamente questa possibilità per non arrivare impreparati ad una data quando non ci sarà più nulla da fare. Fabrizio Tudisco Portavoce provinciale FDI AN

sabato 22 ottobre 2016

Punto e Virgola di Ambra Taormina - " Lo scopone scientifico" dell'ospedale Chiello. Non è ancora giunta mezzanotte...che già niente va bene!

Non è ancora stata detta l'ultima parola, che già, come tradizione vuole ormai da anni, il proverbiale destino che funesta il ('fu'?) P.O. "M. Chiello", come una spada di Damocle a doppio taglio, pende sulle belle speranze degli abitanti della Città dei Mosaici. Un tiro alla fune con finale a sorpresa che ancora una volta, a non molto tempo trascorso dall'ultimo 'leone d'oro', ci mozza il fiato solo a vedere i soliti attori protagonisti calcare una scena ormai usurata, e sfidarsi in una lotta all'ultimo sangue per scongiurarne (volenti o nolenti) la chiusura. E se un simpatico proverbio in rima ci insegna che il gioco di mani è gioco di villani, sarà che per meglio impegnare il ben più nobile organo cerebrale, i più avranno scelto di optare per un alternativo 'scopone scientifico', evitando a ragion veduta di scoprire le carte in tavola, e facendosela (e ci vuole una certa scienza!) alle spalle dei cittadini, ormai da tempo immemorabile. Un ospedale che perde pezzi (leggasi 'reparti') come una carcassa in putrefazione, avrebbe dovuto destare già da un pò lo choc nella maggioranza dei benpensanti sempre in prima fila nella lotta del buonsenso (quando nulla c'è più da fare). Eppure, sembra che la 'diatriba ospedale' sia stata tessuta avanti e indietro col filo scaduto della tela di Penelope, e riassorbita come si fa con le metastasi di un cancro curato col rimedio dell'acqua col bicarbonato, almeno fino ad oggi, tempo in cui, a furia di bere, e rimasti solo con l'acqua alla gola, siamo ormai prossimi a praticare gargarismi! Ma, come si sa, "tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare" soprattutto quando troppo si dice e mai niente si fa, lasciando disinteressatamente ai cittadini l'amara convinzione che in fondo in fondo, di 'ospedale', ma che dico!?...di 'pronto soccorso', non si ha più bisogno in un comprensorio in cui, come da naturale vocazione dell'entroterra siciliano, i capi di bestiame hanno di buon grado superato le persone, con la conseguente registrazione di un esiguo numero di interventi l'anno, sufficiente di per sé a decretare la cancellazione del presidio, e dimostrando di quanto la necessità primaria di tempestivo soccorso per quanti componenti lo scampolo di umanità rimasta in quest'area geografica dimenticata, siano retrocesse in rispetto del buon nome del bilancio regionale. Vero è che rigor di logica e opinione di popolo, sono concordi nel definire ad oggi l'Ospedale Chiello quale baluardo indiscusso della sanità piazzese, di quella sanità che vede negli anziani la principale risorsa di una popolazione ormai spolpata da flussi migratori e divenuta decadente. Non c'è da sorprendersi, infatti, se in prima fila nella lotta per salvare ciò che resta dell'ospedale, ci siano i tanti 'nonni' armerini che qui, nei bei tempi andati della loro gioventù, decisero di costruirvi il futuro, affidandone ad esso le speranze più promettenti nella dimensione di un luogo che ancora, ai tempi, li lusingava; gli stessi nonni per i quali 'il Chiello' è da sempre insostituibile punto di riferimento e rimedio contro l'avanzare della terza età. Essere anziani oggi è notevolmente ben diverso dall'esserlo un tempo, e considerando che la presenza dell'anziano nella società è stata variamente dotata di considerazioni mutevoli a livello cronologico, mi piace qui di vagheggiare di quelle città a regime aristocratico che oggi costituiscono quel passato remoto di cui si nutrono taluni libri di storia. Facendo un notevole salto indietro, nella Sparta dell'antica Grecia, un consiglio detto gherusía e composto dagli anziani della polis, era fonte di progresso nel senso dell'educazione collettiva. Essendo l'anziano un saggio per antonomasia - in quanto aveva raggiunto quell'età che gli consentiva di stare al di sopra di chi, in quanto più giovane, era carente in quanto a esperienza - non era strano che gli venissero riservati onori che, nella maggior parte dei casi, si manifestavano socialmente nella concessione di veri e propri poteri politici. Tornando ai giorni nostri, non sarà difficile notare come l'anziano sia premiato a livello soggettivo, ossia a seconda del gradino che occupa nell'ideale (e ad oggi si spererebbe obsoleta) scala gerarchica sociale. Ma siamo realisti: l'anziano medio, abitante dell'infelice entroterra siciliano, e possibilmente di uno dei tanti paesi famelici di riscatto che gravitano nell'orbita del comprensorio marchiato dalla sanità quasi fantasma del Chiello, è un soggetto precario, e non solo per l'immagine fisica potenzialmente decadente (ancor di più se accresciuta dalla povertà per cui è tristemente famosa la nostra area geografica) di chi è ormai 'vecchio', ma perché langue nella precarietà economica di una pensione mensile ingrata al lavoro di una vita, perché non è risparmiato dalla solitudine per mancanza di presenze familiari, e perché neanche più l'esenzione ticket sembra fargli compagnia (troppo spesso ormai negata ai realmente bisognosi, forse per favorire la gratutità delle medesime prestazioni a qualche ospite del neo costituendo 'Eldorado-Italia!?). Troppe le prestazioni mediche per cui si è scelto di non avere clemenza, e troppo grande la fetta di popolazione 'indifesa' ed economicamente impreparata che si è vista ridurre la possibilità di non pagare prestazioni altrimenti aventi un costo troppo oneroso, rinunciando così alle normali visite di routine, e guadagnandosi una posizione di tutto rispetto nel 'ghetto dell'emarginazione' (altro che tempi della gherusía!), a beneficio dei 'bisognosi di oggi e di domani' che invece sfruttano la possibilità di ottenere servizi nuovi di zecca, partoriti dalla fantasia dei tanti paladini del nuovo senso di giustizia sociale, che tanti posti di lavoro sconosciuti all'ingegno umano (dicasi 'farlocchi') distribuiscono a chi nel Sud che va in frantumi, non sa più che pesci pigliare. Sta pur sempre di fatto, che qualcuno potrebbe indignarsi se in tutto ciò non venissero presi in considerazione i giovani, nonostante la loro ben giustificata inclinazione ad andar via. Ebbene, stando ai fatti, questi ultimi dichiarano una manifesta propensione che non esitano a giudicare ovvia, nel recarsi altrove per farsi praticare prestazioni mediche di una certa importanza, riservando al Chiello una posizione secondaria e destinandone il personale medico, per altro giudicato altamente qualificato almeno nella maggior parte dei casi - ma a quanto pare impossibilitato ad espletare come si converrebbe la propria professionalità - ad occuparsi di casi sanitari dalla minore criticità. Tutto ciò in relazione all'odierna mancanza di un'adeguata strumentazione (ricordiamo la sempre totale assenza di una sala di rianimazione, posta a pretesto della chiusura, tra l'altro, qualche anno addietro, del reparto di ostetricia) rea di fomentare condizioni di inadeguatezza nell'operare all'interno del nosocomio, in cui a rispondere alle prestazioni è ad oggi un esiguo numero di reparti, tra cui chirurgia (fiore all'occhiello del presidio, che al momento vanta celerità ed eccellenza nelle prestazioni erogate, nonché facilità di accesso circa la tempistica), nefrologia, medicina e ortopedia, e lasciando inoltre senza speranze la ripresa di quello che probabilmente si configurerebbe - in quanto a necessità, essendo direttamente coinvolto nella salvezza tempestiva di vite umane - come il più indispensabile dei reparti, ossia la cardiologia, che non riesce a risalire avvalendosi di un saldo punto di riferimento neanche facendo leva sullo stesso pronto soccorso per via della non rara irreperibilità del medico responsabile, e lasciando di conseguenza e in reiterate occasioni la telecardiologia come 'ultima spiaggia' nella diagnosi di eventuali patologie cardiovascolari; diagnosi la quale lamenta, inoltre, la carenza di esami della portata dell'ecocardiogramma da sforzo. Quanto negli anni ha avuto la sfortuna di essere dismesso, permane ancora, in via non del tutto eccezionale, nel dimenticatoio di una voluta mancanza di ripristino che favorisce il dirottamento - con lunghe code di attesa per chi non può permettersi di affrontarli pagando - di esami di una certa delicatezza, (gastroscopia, colonscopia, per citarne alcuni) verso il capoluogo ennese, e favorendo lo sviluppo ulteriore di una ben nota sanità privata. Via i giovani che cercano altrove l'eccellenza, questo non è e non dovrebbe comunque essere letteralmente un 'paese per vecchi', ma un' area geografica che si vuole civile e rispettosa delle basilari necessità nonché dei diritti delle fasce più deboli della popolazione, anziani in primis, che auspicano una ripresa del Chiello tale da nutrirsi di un sicuro potenziamento dei reparti e di una capillare efficienza nell'assistenza specialistica e ambulatoriale, e che non debba soffrire, a distanza di tempo, delle conseguenze della storica cattiva gestione perpetrata dalla politica, facendo sì da equipararne l'imponente struttura situata all'ingresso nord della città, a quella sterile di una cattedrale nel deserto. Ambra Taormina

venerdì 21 ottobre 2016

Punto e Virgola di Ambra Taormina - Informazioni Turistiche....

Reduce dall'impresa più ardua mai vissuta finora: dare informazioni ad un turista quasi sicuramente di nazionalità francese che, un po' confuso di primo acchito, ha appena condiviso con me (e ovviamente altri passeggeri) un viaggio a bordo del noto vettore dell'EtnaTrasporti. Per la lingua direte voi!? Ma certo che no!...non fosse che, a parte un bel 10 e lode di cuore in conoscenza dell'italiano, il suddetto visitatore 'in erba' alla volta del borgo medievale più suggestivo del centro Sicilia (o quantomeno quello che dovrebbe essere tale!) si mostrava curioso ed incalzante circa cosa avrebbe potuto esplorare oltre alla più famosa Villa del Casale (''più famosa', poi...non so perché!). Al che mi sono sentita felicemente ben disposta nel potergli proporre di lasciarsi avvincere da una rigenerante passeggiata per i quartieri antichi della città, laddove avrebbe potuto non di rado cedere al fascino di un'eccezionale monumentalita' urbana, mentre nel frattempo, e con parecchio disappunto, mi frullava in mente la miriade di immagini dei portali sbarrati di chiese chiuse dall'incuria e lasciate alla mercé dei colombi (volatili oltretutto malvisti!)!...poi, al momento di propagandare il Duomo che domina con la sua mole imponente il panorama cittadino, fui come accecata (in perfetto stile San Paolo[quando non era ancora santo]sulla via di Damasco, dall'obbrobrioso ricordo dell'impalcatura che regge, a memoria sempiterna, un fianco della facciata dello stesso. Ma la criticità imposta dal momento, fu destinata a crescere nello stesso momento in cui mi vidi costretta ad elencare l'esiguo numero di musei che, senza nulla voler togliere a chi con la buona volontà ci lavora, sono un po' il risultato di un estremo e apparente tentativo di aggrapparsi alla vita cittadina di un presunto centro turistico, quasi al pari di un movimento involontario e istintivo di una parte del corpo di un soggetto in stato di coma. Spero, indicazioni a parte sugli orari dei pullman e degli sparuti taxi in circolazione, di aver sfoderato una buona favella propagandistica in favore della città in cui, non sapendo più che pesci pigliare, ci si dedica ad ereditare il molto sinistro 'fascino' della molto tristemente leggendaria 'banda dei sassi dal cavalcavia', così...tanto per passare un po' la vita...

SI PENSAVA-ERRONEAMENTE-CHE MAI E POI MAI A PIAZZA ARMERINA POTESSERO VERIFICARSI FATTI CRIMINALI COME QUELLI OCCORSI GIORNI FA AD INCOLPEVOLI AUTOMOBILISTI ALL'USCITA DELLA GALLERIA LATO VILLA GARIBALDI.....CHE FINE HA FATTO IL SISTEMA DI VIDEOSORVEGLIANZA FINANZIATO DALLA COMUNITA'ECONOMICA EUROPEA ? IL SINDACO -DOPO GLI ENNESIMI ATTI VANDALICI ALLA VILLA GARIBALDI ORMAI LUOGO DI FREQUENTAZIONI DI BALORDI E SPACCIATORI COSA INTENDE FARE?

Da "La Repubblica.it" Primo caso nell'86 sulla SP Milano-Lentate uccisa una neonata Da allora, ogni tanto, il fatto si è ripetuto. Altra vittima nel 2002 a Napoli La prima vittima quasi vent'anni fa la triste teoria dei lanciatori di sassi Il processo e la condanna (18 anni e 4 mesi) per i fratelli Furlan ROMA - E' costellata di precedenti anche luttuosi la triste 'moda' di lanciare sassi dai cavalcavia di strade e autostrade: un gesto che per emulazione si è ripetuto più volte, a cadenze più o meno ravvicinate, con fatti di cronaca che hanno investito a macchia di leopardo tutta la Penisola. Risale al 22 aprile 1986 la prima vittima accertata colpita dal lancio di un sasso: è la piccola Maria Jlenia Landriani, di appena due mesi e mezzo. Dormiva in braccio alla madre quando fu raggiunta da un masso lasciato cadere dal cavalcavia della provinciale Milano-Lentate. Sempre nell'86, il 24 novembre, Giuseppe Capurso, di 40 anni, finì fuori strada nei pressi di Molfetta (Bari) dopo essere stato centrato da un sasso sulla A/14. Il 13 febbraio del '91, due anziani coniugi, Domenico Fornale, 70 anni, e Rosa Perena, 69, persero la vita sull'autostrada del Brennero dopo che il loro parabrezza era andato in frantumi colpito da alcuni sassi. Da ricordare anche le morti di un uomo sulla A/14 nei pressi di Giovinazzo (18 aprile '93), di Monica Zanzotti ancora sull'A/22 il 29 dicembre del '93. Tre anni dopo, il 27 dicembre del '96, Maria Letizia Berdini viene uccisa sulla Torino-Piacenza. Il processo di secondo grado, chiuso il 19 luglio 2000, vede le condanne a 18 anni a 4 mesi dei fratelli Franco, Paolo e Alessandro Furlan e del loro amico Paolo Bertocco, mentre Gabriele Furlan viene assolto. L'episodio, purtroppo, non rimane isolato ma, al contrario, viene subito seguito da altri sconsiderati gesti emulativi: un caso si registra il 31 dicembre 1996 ad appena quattro giorni di distanza dalla notizia; e poi altri nove casi nei quattro giorni successivi, per fortuna senza conseguenze fatali.
Da "La Repubblica.it" Il 22 luglio 1998, in Lombardia nei pressi di Orzinuovi tra Mantova e Brescia lungo la statale 668 i sassi lanciati da alcune persone dal cavalcavia colpiscono una decina di auto in corsa e un automobilista rimane ferito. Il 24 febbraio 2000 sull'autostrada A10 in Liguria, tra Voltri e Pegli, un sasso centra un tir, mandando in frantumi lo sportello della cabina di guida: il camionista se la cava con tagli leggeri. Il 17 agosto 2000, ancora in Lombardia, sulla strada statale 510 all'altezza di Rodengo Saiano, in provincia di Brescia, un sasso rompe il parabrezza di una Opel Kadett e ferisce due sorelle. Il 27 maggio 2001, in Valtellina sulla statale 38 nei pressi di Castione Andevenno in provincia di Sondrio sono dieci le auto colpite. Ad avere la peggio è un giovane di 22 anni, Andrea Bassi che perde un occhio. Il giorno dopo, la polizia ferma due persone, pregiudicati per droga e altri reati. Pochi giorni dopo, il 30 maggio 2001, questa volta in Sardegna sulla strada statale Arzachena-Olbia, un pesante masso sfonda il parabrezza dell'auto e colpisce in pieno volto il giovane autista, che sbanda finendo fuori strada: ferito gravemente, viene operato d'urgenza all'ospedale civile di Sassari. La prognosi è riservatissima ma non morirà. Il 13 giugno 2001, ancora nell'isola, una pietra killer viene lanciata dal cavalcavia alle porte del paese di Fonni, in provincia di Nuoro, contro un automezzo della polizia, blindato, in servizio di perlustrazione: illesi gli agenti. L'anno seguente, il 15 ottobre 2002, la paura si trasferisce in Veneto, con episodi segnalati a San Donà di Piave e a Jesolo. Ancora una vittima, l'1 giugno 2002 in Campania: una donna, Rosa Miscioscia di 48 anni di Afragola, muore per le gravi ferite riportate dopo essere stata colpita da un oggetto metallico 'caduto' da un cavalcavia lungo l'autostrada Roma-Napoli: è rimasta l'incertezza che sia stato lanciato da qualcuno o caduto accidentalmente. Il 17 dicembre 2003 ennesimo episodio, questa volta in Umbria sul raccordo della superstrada Orte-Terni, nelle vicinanze di Nera Montoro: a essere lanciato da sconosciuti è un masso pesante 4 chilogrammi che colpisce un furgone Mercedes: l'autista riporta ferite al torace e alle mani. Il 14 gennaio 2004 a fare le spese della tragica 'moda' è addirittura il responsabile della Sicurezza stradale dell'Assindustria di Palermo, Giovanni Teresi a bordo di un'Alfa 166 mentre su una Fiat Brava viaggia un suo dipendente: le due auto sono colpite in Lombardia, sull'autostrada Milano-Brescia. Per fortuna, tuto si risolve solo con una grande paura. L' 1 marzo 2004 i 'teppisti' cambiano bersaglio: in Campania, i sassi lanciati dal cavalcavia ferroviario colpiscono un treno che transita nei pressi di Terzigno, centro dell'area vesuviana: ferito un uomo. Ancora treni nel mirino il 21 gennaio 2005, in Puglia. Due ragazzi minorenni vengono colti in flagranza dai carabinieri mentre hanno ancora le pietre in mano sul cavalcavia di Trinitapoli, in provincia di Foggia, dove passa un treno regionale e il 'pendolino' Bari-Foggia, entrambi costretti a fermarsi. Quindi, l'ultimo gravissimo episodio il 13 agosto, nei pressi di Cassino, in provincia di Frosinone, con un masso di 40 chilogrammi lanciato dal cavalcavia sull'autostrada Roma-Napoli, che ha portato alla morte di un uomo e al ferimento di altre sei persone. (13 agosto 2005)

lunedì 17 ottobre 2016

COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA - Articolo 32 La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

COMUNICATO STAMPA Coordinamento Comunale Piazza Armerina
In qualità di Portavoce provinciale di FDI AN e cittadino piazzese esprimo, congiuntamente ai Dirigenti e simpatizzanti del partito, la forte contrarietà al paventato provvedimento di chiusura dell’Unità di Pronto Soccorso del Presidio ospedaliero “M.Chiello” di Piazza Armerina in relazione al piano di rientro della rete ospedaliera Siciliana che anziché migliorare l’assistenza sanitaria la peggiorerà irreversibilmente mettendo a repentaglio la vita stessa dei Cittadini. Per decenni la sanità siciliana è stata terreno di lottizzazione e clientele dove tutti, da destra a sinistra, hanno attinto con nomine e convenzioni , spesso oggetto delle attenzioni della magistratura, accumulando debiti e sprechi di una classe politica che ha badato al proprio interesse speculando sulla salute dei Cittadini. La politica, quella onesta , seria e concreta, deve trovare delle soluzioni tagliando i veri rami secchi e improduttivi del sistema e magari rivedendo i lauti compensi di Manager e dirigenti piuttosto che operare tagli scriteriati chiudendo reparti e ospedali frutto pregresso e anche attuale della “mala amministrazione sanitaria”. Ancora ci sono i margini temporali per poter programmare tutto il settore senza venir meno alle indicazioni nazionali e con l’armonica collaborazione di tutte le forze sociali, economiche e culturali dei Comuni interessati al ridimensionamento come Piazza Armerina,Leonforte e Nicosia si potranno trovare soluzioni ottimali per sostenere una efficiente rete ospedaliera nella provincia di Enna. A Piazza Armerina, secondo centro dell’ennese e fra le mete principale del turismo siciliano, il provvedimento, qualora realizzato, penalizzerebbe ulteriormente il territorio nonostante lo storico Ospedale Piazzese vanti un consistente bacino di utenza( Barrafranca, Pietraperzia, San Cono,Aidone, Valguarnera, Aidone, San Michele di Ganzeria, Mirabella Imbaccari, Castel di Iudica, Raddusa ) con un notevole numero di ricoveri, grazie all’alta professionalità del personale medico, infermieristico e ausiliario che opera con pesanti carenze di organico , di apparecchiature e materiale clinico/sanitario. A fronte di questi evidenti problemi il Personale ospedaliero è diuturnamente impegnato con spirito di abnegazione e non sono poche le vite umane salvate in questi anni dall’ Unità di Pronto Soccorso . Innumerevoli gl’interventi del 118 e dell’elisoccorso, servizi basilari ed essenziali che non si possono mettere in discussione seguendo i parametri meramente ragioneristici dell’Ass.to regionale alla sanità. Ritengo che insieme alle Cittadinanze di Leonforte e Nicosia , si debba creare una vasta mobilitazione popolare mettendo in essere forme democratiche e civili di protesta per non abbassare la guardia e l’attenzione sul problema in considerazione del silenzio che avvolge la regione siciliana in previsione delle elezioni regionali del 2017, strumentale tatticismo per non perdere voti dall’elettorato. Bisogna urgentemente individuare delle formule che, pur nell’oggettiva rivisitazione dei reparti di questi Ospedali, garantiscano l’immediato intervento , specie quelli di natura chirurgica e cardiologica, con il loro potenziamento anziché di chiusura, creando strutture snelle e efficienti. Gli Ospedali devono sempre garantire i servizi essenziali in H24 e con una nuova logica di razionalizzazione delle risorse finanziarie e professionali sarà certamente possibile mantenere in vita questi piccoli ma indispensabili presidi territoriali. Concentrare reparti e scelleratamente i Pronto Soccorso allOspedale Umberto I di Enna – ammesso che qualche paziente abbia il tempo e la fortuna da arrivarci vivo -creerebbe file e caos prevedibili peraltro già verificatisi nei mesi scorsi e di cui si è occupata la stampa locale. Il “Diritto alla salute” dei Cittadini non può essere messo in discussione da nessuno ed è un punto cardine della nostra Costituzione e non può essere disatteso e calpestato. Le distanze chilometriche, la disagiata percorribilità stradale non consentirebbero il rapido ricovero soprattutto nei casi dove la tempestività della diagnosi e le appropriate terapie salverebbero vite umane. E non ci vengano a raccontare che esiste la telemedicina perché la diagnosi e l’intervento “de visu” è ben altra cosa rispetto ai dati trasmessi in modo virtuale. Pertanto di concerto con Tutte le altre Forze politiche, sindacali, di categoria, sociali e culturali siamo pronti ad intraprendere e condividere ogni forma di azione politica e popolare, civile e democratica a difesa e tutela degli interessi della Collettività Piazzese e di tutto il territorio comprensoriale. Fabrizio Tudisco

sabato 1 ottobre 2016

La Polizia di Stato del Commissariato di Piazza Armerina ferma due extracomunitari ubriachi in Piazza Senatore Marescalchi.

Grazie al pronto intervento di una pattuglia della Polizia di Stato di Piazza Armerina , a due extracomunitari in evidente stato di ebrezza è stato impedito di continuare a disturbare la quiete dei passanti dopo aver infastidito alcuni studenti sull’autobus in servizio tra Aidone e Piazza Armerina. Al fatto, accaduto ieri mattina (30/09/2016), ho assistito casualmente trovandomi in Piazza Stazione dopo che gli Agenti erano stati allertati dal gestore di un distributore di carburante nei pressi del capolinea degli Autobus . Purtroppo questi episodi si stanno ripetendo frequentemente e preoccupano non poco studenti e viaggiatori che giornalmente utilizzano i mezzi di trasporto pubblici. Pare inoltre che ci siano extracomunitari che, allontanandosi dai centri di accoglienza per andare a trovare altri connazionali nei paesi viciniori ,si rifiutano di pagare il biglietto della corsa minacciando gli autisti degli autobus. Qualora rispondesse al vero necessitano , da parte del Prefetto e della Questura, immediati controlli di prevenzione con provvedimenti di allontanamento di questi soggetti dal territorio provinciale. I costanti e inarrestabili flussi migratori , dopo che il governo di Renzi e Alfano, non è riuscito ancora a trovare una concreta soluzione al problema, con l’ Europa sempre più intenzionata a chiudere le frontiere, stanno creando un forte disagio sociale con la evidente discriminazione di trattamento tra Italiani ed extracomunitari e d’insicurezza non più tollerabili dalle nostre Collettività e che mettono a dura prova le stesse Forze dell’Ordine. Polizia , Carabinieri e Guardia di Finanza , con grande abnegazione ,alta professionalità e pochi strumenti operativi, sono diuturnamente impegnati a fronteggiare il crimine comune ma anche il controllo di tanti soggetti extracomunitari inclini a delinquere piuttosto che ad una vera integrazione nella nostra Provincia. Pertanto chiedo a Tutti i Sindaci della provincia di Enna, di svolgere un costante monitoraggio sulla presenza degli extracomunitari nei vari centri di accoglienza e soprattutto di non trascurare, segnalando immediatamente alle Autorità competenti, ogni episodio di turbamento della sicurezza pubblica. Fabrizio Tudisco Portavoce Provinciale FDi AN

mercoledì 31 agosto 2016

Punto e virgola di Ambra Taormina - Un 'copia e incolla'... d'autore: Pietrangelo Buttafuoco, nei mitici panni di Colapesce, spiega ai piazzesi come riscattare il futuro della Sicilia.

Si è concluso con un bottino ricco di nuovi stimoli per il futuro della nostra Isola, l'ultimo fine settimana di agosto 2016 e recante, come consuetudine vuole, firma del suo organizzatore, il Prof. Fabrizio Tudisco, in una fase culturale attestatasi ormai sul viale del tramonto per la Città dei Mosaici, e a cui hanno potuto attingere a piene mani, quanti nella serata di sabato 27 hanno fatto da entusiastico contorno a un'atmosfera fresca di dibattito, nell'elegante, storica cornice della sala del Circolo di Cultura di Piazza Garibaldi. A fare il bis d'ospitata è stato, dopo il successo riscosso lo scorso 2015 sempre nella stessa location, un brillante ed eloquente Pietrangelo Buttafuoco, che per l'occasione ha tenuto banco cavalcando l'onda di un fantastico passato dalle fattezze mitiche, e accompagnando i presenti nella riscoperta del tortuoso percorso di sviluppo siciliano attraverso la leggenda tutta patria di Colapesce, nella parte del quale lo stesso Buttafuoco si è ironicamente calato per circa poco più di un'ora tra le lusinghe dell'attento pubblico presente. Chiunque tra gli intervenuti fosse a conoscenza o meno dell'annoso sacrificio del mitico protagonista cha ha fatto da input al dibattito, ha avuto modo di esserne opportunamente istruito sin dalle prime battute, in cui si è, inoltre, evinto il pesante strascico della problematica alla quale il mito faceva da supporto: le sorti della Sicilia sono a rischio crollo (come una delle sue leggendarie colonne sottomarine)? Dopo aver efficacemente esordito contestualizzando la Sicilia ai tempi di Federico II (il tempo di Colapesce, appunto), tempi in cui procedeva speditamente verso l'incontro con la modernità, e aver ricordato il ruolo di centralità di cui essa godeva facendolo ispirare direttamente dalla sua posizione geografica collocata nel Mediterraneo, che ha fatto dunque da trait d'union, la conversazione, quasi come modellata sulle dinamiche altalenanti di un elettrocardiogramma, ha mutato tono, gravata dalla consapevolezza di una Sicilia per la quale "nulla si crea, nulla si trasforma...ma tutto si distrugge!" e in cui il mito di Colapesce si inserisce percepito ancor meglio di una qualsivoglia realtà conclamata, a costituire un atto poetico perfettamente a suo agio, nonostante la contaminazione tecnologica. Non manca, Buttafuoco, di redarguire i presenti e, simbolicamente, tutti i siciliani, attribuendo loro una mancanza tra le più grandi: quella di trascurare i punti di forza della terra natìa, in cui patrimonio artistico unitamente a paesaggio, si legano a costituire la 'risorsa madre' su cui puntare senza indugi per tornare a ridivenire centrali e, dunque, protagonisti. Nell'attuale status quo generato dalla lugubre sottrazione di una necessaria memoria storica da lungo tempo sostituita da certa 'memoria retorica', inutilizzabile, a parere dell'autore, a fini didascalici, quale via dovrà intraprendere la Sicilia per riportarsi sul giusto percorso verso la modernità, e dunque ricollocarsi nel concerto di territori che hanno scelto la linea del riscatto aperta allo sviluppo? Certamente, insegna Buttafuoco, tutto ciò di cui non si ha bisogno, è di un progetto politico: in una terra martoriata da mafia e povertà, sottosviluppo e corruzione, quel poco di zucchero bastante ad indorare la pillola, sta tutto nell'intraprendenza e creatività che alimenta la voglia di fare dei siciliani, nella loro capacità di lasciarsi ispirare, perfino guidare dal buonsenso altrui, lo stesso buonsenso che deve costituire un motivo di sprone per quanti necessitano di ritrovare quel filone di crescita interrottosi tanti secoli or sono e che continua a fare di Federico II di Svevia, lo straniero che aveva a cuore la Sicilia, il saggio governante antenato di una politica non più saggia. È ai siciliani liberi che, in ultimo appello, si rivolge Buttafuoco quando consiglia più volte e a gran voce di 'copiare', ossia di lasciarsi prendere la mano dai metodi altrui e soprattutto dai frutti che di tali metodi sono il felice, manifesto risultato. In un vero e proprio 'copia e incolla d'autore' risiede dunque lo speranzoso proposito di un'Isola che ha più che mai bisogno di rinascere. Al di là dell'ilarità di certi simpatici intercalare alla maniera 'buttafuochiana', la serata è volta al termine non prima dell'attesissima, affettuosa consegna di un prezioso dono con il quale il Prof. Tudisco non ha resistito ad omaggiare il suo ospite: un fine piatto in ceramica decorato a mano dall'esperta maestria dell'artista piazzese Giuseppe Liguori, e recante al centro una goliardica caricatura di un Buttafuoco che, trasformato per l'occasione in moderno Colapesce, come a non voler rendere vani gli sforzi del suo mitico 'predecessore', regge eroicamente a odor di inchiostro una Sicilia barcollante e ormai bisognosa della sua leggendaria terza colonna portante..."ca sinnò si spezzerà e la Sicilia sparirà!" Ambra Taormina