mercoledì 23 marzo 2016

Corsi e ricorsi storici

Se è vero che la Storia si muove con un procedimento a spirale, ne consegue che ad ogni avanzamento corrisponde un successivo ritorno o arretramento. Di che meravigliarsi? È un po’ quello che banalmente succede con l’avvicendarsi delle stagioni o delle maree.
Insomma, non tutto è per sempre, ma prima o poi rifluisce, con il conseguente alternarsi di luce e ombra. Il risultato è quella sensazione che il mondo soffra di veri e propri sbalzi umorali, ai quali si stenta a fare l’abitudine e che tanto ci impressionano. Per non farla troppo lunga, il periodo di pace e volontà di progresso e di ricostruzione (anche morale) subentrato all’esperienza devastante delle ideologie totalizzanti sfociate poi nella più terribile delle guerre, ci pareva come la prova di un definitivo ravvedimento dell’umanità su certi temi (i diritti individuali, la pace, la giustizia sociale, e così via). Ciò che pensavamo era che il mondo avesse finalmente messo la testa a posto, insomma. Niente di più sbagliato e di più illusorio: al periodo di luce, al dì, è tempo che subentri la notte, sebbene il sole ancora rosseggi all’orizzonte. E, visto che è qui che viviamo, in questo vecchio, vecchissimo continente, al tramonto, ancora una volta, appare soprattutto questa nostra Europa, che al contrario aveva l’ambizione di diventare protagonista del mondo e che ancora non si rassegna all’evidenza che i protagonisti sono altri e sono altrove. Quest’Europa che con De Gasperi, Schuman e Adenauer sembrava voler realizzare il sogno di una Unione dei popoli e che oggi, invece, si ritrova dominata da economisti, burocrati e tecnocrati attenti solo al mercato e incuranti dei reali bisogni dei cittadini, che non sono quelli di sapere quanto è giusto che sia lungo un fagiolino o un preservativo, ma quelli di vivere in piena sicurezza, ad esempio, al sicuro da un terrorismo islamico sempre più aggressivo e sanguinario. Quest’Europa che ha saputo dotarsi di una moneta unica, ma non ha saputo dare vita a un suo esercito o ad una sua FBI, per esempio, e appare indecisa e divisa nella politica estera, gelosa della sua apparente opulenza e ricattata dai suoi cosiddetti buoni sentimenti, che la paralizzano dinnanzi ai problemi reali e spaventano i suoi cittadini al punto di affidarsi ai populismi montanti. E per assurdo quest’Europa, che quei tre padri fondatori, ferventi fedeli, volevano democratica e soprattutto consapevole delle sue profonde radici cristiane, cadrà preda degli autoritarismi e di un’inarrestabile processo di islamizzazione che la snaturerà definitivamente. Michele La Porta

martedì 22 marzo 2016

L'INGRATITUDINE!

Poche cose sono scandalose come l’ingratitudine dell’ospite. E altrettanto scandaloso è giustificare quell’ingratitudine come la risposta all’arroganza del padrone di casa, che si ostina a non modificare le sue convinzioni e le regole della sua pretesa buona educazione; che si ostina con la sua arte blasfema, la sua musica depravata, la sua cucina disgustosa, la sua moda scostumata; che si ostina a concepire la vita in quel certo modo che nella terra da cui l'ospite proviene è considerato sconveniente e il più delle volte peccaminoso, come se in quella terra egli ancora vivesse, e non nella casa di chi lo ospita; quella terra oltre il mare da cui un giorno è fuggito per disperazione, tallonato dalla guerra tra le fazioni e dalla morte. Poche cose sono scandalose come l’ostinazione dei figli dell’ospite e ancora dei figli dei suoi figli di desiderare di bruciare la casa che accolse i loro padri, i loro nonni, e ora loro; bruciarla per dare una lezione ai “cani infedeli”, per punire, per ricordare a se stessi e al mondo che la corruzione morale, l’avidità e le ingiustizie di chi li accolse nel corso dei tempi non li ha cambiati nel loro essere diversi, nel loro essere migliori; bruciarla per ricostruirla secondo le loro esigenze, il loro diritto e la volontà di Dio grande e misericordioso, ma non tanto grande da smettere di seminare zizzania tra gli uomini. Michele La Porta

martedì 8 marzo 2016

“Come ogni anno, puntuale, arriva l’otto marzo e con esso la sua festa ed i suoi convegni.

“Come ogni anno, puntuale, arriva l’otto marzo e con esso la sua festa ed i suoi convegni.
Cerchiamo che non sia soltanto un giorno di rituali, per me non lo è mai stato. Cerchiamo, invece, di caricare questa giornata di un senso e di un significato per alcune riflessioni. Sono tante, sicuramente, le conquiste del mondo femminile ma sono ancora tante le frontiere mancate o raggiunte o perse. Sono tanti i diritti garantiti dal punto di vista normativo, ma sono anche tanti i diritti che vengono contraddetti e negati, almeno nel loro accesso e nel loro esercizio anche se dal punto di vista legislativo garantiti. Pertanto andiamo oltre l’otto marzo e prefissiamoci degli obiettivi. Io propongo come questioni da affrontare coraggiosamente la questione del mondo del lavoro. Attendiamo una riforma che aumenti gli strumenti di conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro, vogliamo anche un intervento legislativo per sradicare la vergogna delle dimissioni bianche, vogliamo un mercato del lavoro che includa le donne a libere scelte di maternità, vogliamo che le donne e gli uomini guadagnino lo stesso salario a parità di lavoro svolto, vogliamo meno probabilità di contratti per avere meno precarietà, più flessibilità e garanzie del mondo del lavoro. Vogliamo anche un welfare sussidiario vicino alle donne e alle famiglie che offra maggiori servizi per la conciliazione. Un’altra questione che non è assolutamente marginale riguarda la violenza sulle donne. Le sue multiforme. Episodi di violenza di genere, di violenza sessuale, psicologica, economica, morale e lavorativa si scontrano sul corpo delle donne fino all’atto estremo e ultimo del femminicidio. Le statistiche fanno rabbrividire. Cerchiamo di diminuire queste percentuali, cerchiamo di assumere tutti, donne ed uomini, una responsabilità collettiva perché la violenza è anche un fatto culturale, non soltanto un fatto di applicazioni, sia pure necessarie, delle leggi che abbiamo. Puntiamo a una parità sostanziale, puntiamo all’inclusione e , da ultimo, puntiamo anche a linguaggi della comunicazione, in particolare delle pubblicità, che non offendano e non sviliscano le immagini delle donne. Siamo stanche di immagini stereotipate, siamo stanche dei pregiudizi. Vogliamo vedere immagini che non sviliscano e che non contribuiscano ancora di più a sradicare questi stereotipi culturali di cui dobbiamo liberarci perché le donne sono impegnate ogni giorno in molti ruoli e in molte funzioni e meritano il nostro rispetto. Mentre festeggiamo, mentre riflettiamo, pensiamo che dietro di noi ci saranno le nostre figlie, i nostri figli e che il domani và costruito oggi. Va costruito tutti insieme anche quando pensiamo con soddisfazione che molti soffitti di cristallo, come si usa dire, sono stati infranti e che le donne, finalmente, hanno ottenuto anche posizioni di vertice di apicale importanza. Mentre pensiamo ricordiamoci che dietro i soffitti di cristallo ci sono tanti, ovunque, muri di gomma di resistenza sociale, culturale, fatta di stereotipi e pregiudizi che ci impediscono di costruire un futuro di parità. Importante festeggiare l’otto marzo tutte insieme in modo assolutamente bipartisan ma soprattutto da oggi lanciamo un percorso condiviso con dei progetti secondo quei nodi fondamentali. 8 marzo oggi. 8 marzo tutti i giorni. Io lotto ogni giorno per questo. Per te per me, per tutte le altre. “ Martina Sperduti Responsabile Nazionale SUAV Fdi-an