sabato 24 giugno 2017

Punto e Virgola di Ambra Taormina - "Le Roi est mort, vive le roi" vs. "Morto un papa, se ne fa un altro". Campagna elettorale di FdI - AN: 'ottavo peccato capitale'?

, "Le Roi est mort, vive le roi" vs. "Morto un papa, se ne fa un altro". Campagna elettorale di FdI - AN: 'ottavo peccato capitale'? Beninteso, non siamo veggenti, ma si sa che il tempo scorre e - stando a quanto sancito dall'art. 51 sull'ordinamento degli enti locali, aiutato dalla nostra solita scaltra percezione delle cose - non mancherebbe molto che i piazzesi si troveranno a vestirsi di quello che fino a poco prima della Rivoluzione, era un motto tanto caro ai nostri vicini dell' Île-de-France. Con i cinque anni amministrativi canonici ormai 'alla porta', ecco presto inaugurato il conto alla rovescia in queste poche ore d'inizio estate, e, dacché alla morte si è accennato, proseguiamo ricordando che quest'ultima - in molti casi - arriva sì senza preavviso, ma comunque si dice ancora che "se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa". E posto che alla morte-ladra non c'è rimedio, a Piazza Armerina i 'padroni di casa' - sfatando il mito della veglia, i recenti cavilli della legittima difesa, ed infischiandosene più o meno apertamente del Vangelo di Matteo - hanno ben pensato di bypassare il tutto, previa scelta saggia di dormirci su sin dal primo vagito post elettorale, e firmando così la condanna tutta 'paesana' allo sfascio inesorabile da cui è ormai tradizione attingere a piene mani, ed averne altrettanto piene le...'tasche'! "Patto per la città" o...patto col diavolo? Chi non ricorda il nome di una delle tante indimenticabili liste cittadine concorrenti alla gloria amministrativa di quattro anni or sono? E, a proposito di patti, quanti tra i più fantasiosi si sorprenderebbero nel leggerci una stretta parentela magari con i protagonisti dei tristi episodi 'faustiani' di Marlowe e Goethe, senza tralasciare il 'dandy' Dorian di Oscar Wilde ? Si sa che favole e racconti di tutti i tempi - specie se pieni di suspance, patti soprannaturali, e una sottile punta di noir - hanno funto da irresistibile calamita per intere generazioni di ubriachi lettori incalliti, ma che lo stesso debba fare il programma amministrativo di un comune...proprio non lo possiamo accettare! Ma tra un romanzo qua e un racconto là in pieno stile gotico, noir, e horror, ecco che per la mannaia del boia, ci passa, in questi giorni, la 'semina' elettorale di FdI - AN, preda dell'ira funesta di tanti comuni estimatori del buon senso 'new age' che da un po' suonano il disco traballante del 'no campagna elettorale anticipata' come se questa fosse un virus probabilmente contrastabile col tredicesimo vaccino dei dodici già obbligatori in Italia per frequentare le scuole, o addirittura un eventuale ottavo peccato, new entry tra i già sette capitali. D'altronde, chiunque abbia dimestichezza con semina e roba agricola, sa che è la pazienza del tempo a portare i buoni frutti, e lo stesso si consenta di farlo valere per chi - vecchio, nuovo, o in embrione - voglia mostrare la buona volontà di operare "come natura crea"! Dunque: chi semina raccoglie, e chi ben comincia - soprattutto se con il piede giusto - è già a metà dell'opera. Questi, i due slogan papabili che ben si sposano con l'intento dell'operato che FdI-AN sta portando avanti puntando sulla fiducia dei cittadini, quanto di più basilare per guidare il territorio sul filo della buona politica, la politica del fare, del progettare, del collaborare, del comunicare, e forse per la prima volta dopo tempo, la politica della tutela degli interessi del collettivo, e per giungere ai quali, pazienza e una lunga semina sono tra gli ingredienti necessari perché si 'raccolga' bene. Nessuno ha l'esclusiva della verità assoluta, nessun narratore onnisciente o indovino provetto o improvvisato come da copione, ma il recente passato armerino ha la virtù di parlare chiaro: troppo poca l'attenzione prestata alla cosa pubblica, troppo poca la dinamicità nella gestione del rapporto col cittadino, assolutamente scarso e da bocciare l'interesse per un ritorno d'immagine, perso per sempre il diritto alla cura dei particolari in un luogo in cui è il dettaglio a fare la differenza. Ed è in quest'elenco di fallimenti a buon mercato che si rintracciano le priorità che il partito, al servizio della città e del territorio, persegue coadiuvato dall'incessante attività dei suoi rappresentanti, sempre alla ricerca di soluzioni a problematiche che in negli ultimi periodi hanno contribuito pesantemente al tracollo locale. Sono ancora nell'aria gli echi della candidatura della nostra città a capitale della cultura, che mi viene in mente che è da poco più di un mese trascorsa la performance - curata nell'organizzazione dal Prof Tudisco - di Pietrangelo Buttafuoco al Teatro Garibaldi, il quale, raccontando di amore e morte come valori nella Sicilia delle tradizioni ancestrali di cui siamo figli, ha purtroppo sofferto di una alquanto scadente partecipazione di pubblico armerino. Avrebbero avuto, i piazzesi, con buona probabilità, occasione di riflettere su due delle colonne portanti del vivere individuale e comune, dando manforte alla loro identità culturale, nonché - offrendosi alla libera partecipazione - di valutare sulla maniera di coniugare l'amore per la propria città - in questo caso rappresentata dall'attiva partecipazione alla vita pubblica - con la morte dei valori acuita dalle finte prospettive correnti che in tanti vogliono propinarci. E tra 'ladri' e 'padroni di casa' che a convenienza si scambiano i ruoli, in questo anno antecedente il nostro prossimo passaggio al grido di "Le Roi est mort", la differenza tra chi semina e chi promette la luna - acrobata degli specchi rotti e abile costumista del 'cambiacasacca' - si fa ben rappresentare dai versi di un pilastro dell'ormai trascurata cultura piazzese, il poeta galloitalico Carmelo Scibona. Fratelli, amici, cari elettori ormai ritorno fra voi, Signori. Il mio programma è tale e quale quale conviensi a un radicale. Sono monarchico, son socialista, son pure anarchico e sanfedista. Parvi incredibile ma il fatto è vero son candidato del ministero. Giolittiano non so il perché Repubblicano devoto al Re. Avrò vittoria senza pensieri Ho mille voti, tolti gli zeri. Avanti, o popolo, che gran contento! Le porte m'aprono del parlamento. Sarò del centro, di chi amministra sarò di destra e di sinistra. Cilindro o gibus, sopraccessorio ne godrà certo Montecitorio. Se a me darete il medaglino darò la croce a Pasqualino. Ogni crociato, ogni dottore farò Totò commendatore. Se mi dicono che son delfino, ma se mi gridano fuori Lillino, Io me ne frego, non son minchione berrò sollecito il mio fiascone. Ambra Taormina