mercoledì 31 agosto 2016
Punto e virgola di Ambra Taormina - Un 'copia e incolla'... d'autore: Pietrangelo Buttafuoco, nei mitici panni di Colapesce, spiega ai piazzesi come riscattare il futuro della Sicilia.
Si è concluso con un bottino ricco di nuovi stimoli per il futuro della nostra Isola, l'ultimo fine
settimana di agosto 2016 e recante, come consuetudine vuole, firma del suo organizzatore, il Prof.
Fabrizio Tudisco, in una fase culturale attestatasi ormai sul viale del tramonto per la Città dei
Mosaici, e a cui hanno potuto attingere a piene mani, quanti nella serata di sabato 27 hanno fatto da
entusiastico contorno a un'atmosfera fresca di dibattito, nell'elegante, storica cornice della sala del
Circolo di Cultura di Piazza Garibaldi. A fare il bis d'ospitata è stato, dopo il successo riscosso lo
scorso 2015 sempre nella stessa location, un brillante ed eloquente Pietrangelo Buttafuoco, che per
l'occasione ha tenuto banco cavalcando l'onda di un fantastico passato dalle fattezze mitiche, e
accompagnando i presenti nella riscoperta del tortuoso percorso di sviluppo siciliano attraverso la
leggenda tutta patria di Colapesce, nella parte del quale lo stesso Buttafuoco si è ironicamente
calato per circa poco più di un'ora tra le lusinghe dell'attento pubblico presente. Chiunque tra gli
intervenuti fosse a conoscenza o meno dell'annoso sacrificio del mitico protagonista cha ha fatto da
input al dibattito, ha avuto modo di esserne opportunamente istruito sin dalle prime battute, in cui si
è, inoltre, evinto il pesante strascico della problematica alla quale il mito faceva da supporto: le sorti
della Sicilia sono a rischio crollo (come una delle sue leggendarie colonne sottomarine)? Dopo aver
efficacemente esordito contestualizzando la Sicilia ai tempi di Federico II (il tempo di Colapesce,
appunto), tempi in cui procedeva speditamente verso l'incontro con la modernità, e aver ricordato il
ruolo di centralità di cui essa godeva facendolo ispirare direttamente dalla sua posizione geografica
collocata nel Mediterraneo, che ha fatto dunque da trait d'union, la conversazione, quasi come
modellata sulle dinamiche altalenanti di un elettrocardiogramma, ha mutato tono, gravata dalla
consapevolezza di una Sicilia per la quale "nulla si crea, nulla si trasforma...ma tutto si distrugge!" e
in cui il mito di Colapesce si inserisce percepito ancor meglio di una qualsivoglia realtà conclamata,
a costituire un atto poetico perfettamente a suo agio, nonostante la contaminazione tecnologica. Non
manca, Buttafuoco, di redarguire i presenti e, simbolicamente, tutti i siciliani, attribuendo loro una
mancanza tra le più grandi: quella di trascurare i punti di forza della terra natìa, in cui patrimonio
artistico unitamente a paesaggio, si legano a costituire la 'risorsa madre' su cui puntare senza indugi
per tornare a ridivenire centrali e, dunque, protagonisti. Nell'attuale status quo generato dalla
lugubre sottrazione di una necessaria memoria storica da lungo tempo sostituita da certa 'memoria
retorica', inutilizzabile, a parere dell'autore, a fini didascalici, quale via dovrà intraprendere la
Sicilia per riportarsi sul giusto percorso verso la modernità, e dunque ricollocarsi nel concerto di
territori che hanno scelto la linea del riscatto aperta allo sviluppo? Certamente, insegna Buttafuoco,
tutto ciò di cui non si ha bisogno, è di un progetto politico: in una terra martoriata da mafia e
povertà, sottosviluppo e corruzione, quel poco di zucchero bastante ad indorare la pillola, sta tutto
nell'intraprendenza e creatività che alimenta la voglia di fare dei siciliani, nella loro capacità di
lasciarsi ispirare, perfino guidare dal buonsenso altrui, lo stesso buonsenso che deve costituire un
motivo di sprone per quanti necessitano di ritrovare quel filone di crescita interrottosi tanti secoli or
sono e che continua a fare di Federico II di Svevia, lo straniero che aveva a cuore la Sicilia, il
saggio governante antenato di una politica non più saggia. È ai siciliani liberi che, in ultimo appello,
si rivolge Buttafuoco quando consiglia più volte e a gran voce di 'copiare', ossia di lasciarsi
prendere la mano dai metodi altrui e soprattutto dai frutti che di tali metodi sono il felice, manifesto
risultato. In un vero e proprio 'copia e incolla d'autore' risiede dunque lo speranzoso proposito di
un'Isola che ha più che mai bisogno di rinascere. Al di là dell'ilarità di certi simpatici intercalare alla
maniera 'buttafuochiana', la serata è volta al termine non prima dell'attesissima, affettuosa consegna
di un prezioso dono con il quale il Prof. Tudisco non ha resistito ad omaggiare il suo ospite: un fine
piatto in ceramica decorato a mano dall'esperta maestria dell'artista piazzese Giuseppe Liguori, e
recante al centro una goliardica caricatura di un Buttafuoco che, trasformato per l'occasione in
moderno Colapesce, come a non voler rendere vani gli sforzi del suo mitico 'predecessore', regge
eroicamente a odor di inchiostro una Sicilia barcollante e ormai bisognosa della sua leggendaria
terza colonna portante..."ca sinnò si spezzerà e la Sicilia sparirà!" Ambra Taormina
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