mercoledì 30 novembre 2016

CARA ? No, Grazie

Mentre il Governo Italiano si rende conto di non poter più sostenere finanziariamente gli arrivi di massa di migranti stranieri e il Governo Europeo sta a guardare, in varie località italiane aumentano preoccupazioni e tensioni sociali collegate all'inarrestabile fenomeno migratorio. Le reazioni dei residenti dei Comuni di Goro e Gorino che hanno impedito l'arrivo di poche decine di extracomunitari , dell'imprenditore alberghiero che si è visto requisire l'albergo per ospitare dei clandestini, hanno scosso l'opinione pubblica e raccontano bene quale sia il clima attuale che aleggia in tutta l'Italica penisola. Anche Piazza Armerina non è da meno soprattutto con le voci sempre più insistenti che danno per certo l’arrivo in Città di oltre trecento clandestini con l'apertura di un CARA . Non sono bastati gli esempi negativi del CARA di Mineo , di Caltanissetta e di tanti altri centri sparsi in tutt'Italia a far capire l'elevato grado di pericolosità di questi “contenitori umani” dove spesso degrado sociale e criminalità convivono grazie alla sete di denaro d'imprenditori senza scrupoli e politici speranzosi di creare nuove clientele elettorali. Adesso qualcuno,trovando nuove e originali soluzioni, ci ritenta. Ricordate che, due anni fa l'apertura di questa struttura di accoglienza balzò agli onori della cronaca grazie alle intercettazioni telefoniche di Luca Odevaine , membro del Tavolo Nazionale dei Rifugiati e già capo di gabinetto dell’ex sindaco di Roma Walter Veltroni, nella parte in cui parlava di aumentare da 150 sino a 500 il numero di migranti ospiti in una struttura ricettiva a Piazza Armerina ? Bene ! A seguito dell'inchiesta tutti gli extracomunitari che erano ospitati presso quell'albergo furono dirottati in altre località ed il progetto sembrava definitivamente fallito. Invece sembra proprio che il progetto CARA sia risorto dalle proprie ceneri con una serie di escamotage di natura amministrativa che lo danno, con voci ricorrenti e attendibili , di imminente apertura. Nell'estate del 2014, grazie all’infaticabile opera di volontariato dei dirigenti e simpatizzanti di FDI-AN, fu portata avanti un’intensa e costante raccolta di firme per “bloccare” sul nascere il paventato programma chiedendo al Prefetto e al Presidente del Consiglio Comunale ( Campagna Stop Mare Nostrum – Prima Gl'Italiani) il ridimensionamento numerico dei clandestini presenti in Città e sul territorio, a cui fece seguito in data 9 settembre, a conforto delle 2000 firme della petizione popolare raccolte con i banchetti, una importante manifestazione con la presenza di tanti cittadini per discutere proprio del business dei centri di accoglienza che tanta preoccupazione stavano procurando a larga parte della Cittadinanza. In questi ultimi due anni la presenza di clandestini a Piazza Armerina è aumentata arrivando a circa 300 persone , quasi tutte provenienti dall'Africa e in modo minoritario dal Pakistan e India e che non fuggono da guerre o da regimi ma solo in cerca di prospettive economiche migliori. Vivono e alloggiano in diverse strutture distribuite a macchia di leopardo in tutta la Città, vagano senza una precisa meta con cuffie , occhiali e smartphone tra sale gioco e supermercati per impegare i loro poket money o buoni spesa a differenza di quelli impegnati nel progetto SPRAR che svolgono attività lavorative e integrative. I Cas ( centri di accoglienza ) e lo Sprar ( sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) sono presenti in Città già da diversi anni e ultimamente si è aggiunto anche un centro di accoglienza di 15 minori non accompagnati con un atto deliberativo dell'Amm.ne comunale. Ultimamente , per evitare l'insorgere di tensioni sociali con le Popolazioni residenti, il Presidente dell'ANCI e già Sindaco di Torino Fassino ha chiesto e ottenuto dal Governo una nota di “Salvaguardia” per quei Comuni che svolgono attività SPRAR che in pratica vieta la coesistenza di centri di accoglienza diversificati per cui dove c'è uno SPRAR non può esserci un CAS quindi è praticamente impossibile , nel rispetto dell'attuale normativa l'apertura di un nuovo Centro e di siffatte dimensioni. L'apertura di un CARA rappresenterebbe una preoccupante azione destabilizzatrice della vita dei Cittadini Piazzesi e anche in totale conflitto con le percentuali di accoglienza in relazione alla Popolazione residente. Se la notizia fosse fondata la Città dei mosaici si appresterebbe a diventare un sobborgo di un villaggio africano con un numero spropositato e probabilmente incontrollato di persone di cui le stesse forze dell’ordine non sanno nulla e che dovranno costantemente monitorare oltre ai già gravosi compiti d'Istituto. Il business dei centri di accoglienza è una “gallina dalle uova d’oro” a cui attingono imprenditori senza alcuno scrupolo motivati solo dal desiderio dei facili guadagni dove prevale la logica “più ne ospito e più guadagno” e che ha fatto presa tragicamente nella Città dei mosaici. La presenza di profughi ad oggi sul territorio è particolarmente numerosa ed anche se non ci sono stati eclatanti conflitti con la Popolazione Piazzese che ha dimostrato grande prova di disponibilità all'accoglienza non può certamente aumentare a dismisura aggiungendosi ai numerosi centri attivi di seconda accoglienza (Cas) e agli (Sprar). Ritengo pertanto che Tutti gli Organismi politici istituzionali debbano urgentemente verificare la fondatezza di queste indiscrezioni e ove rispondessero a verità mettere in essere immediatamente ogni iniziativa giuridica e politica per impedirne l'attuazione già sul nascere. FDI AN è pronta a organizzare manifestazioni civili e democratiche di protesta a tutela della sicurezza e della tranquillità della collettività Piazzese coinvolgendo, se necessario, la Deputazione Nazionale. Piazza Armerina 30 Novembre 2016 Fabrizio Tudisco Portavoce Provinciale FDI AN Di seguito , pubblico la nota della Direttrice dei Servizi SPRAR sulla incompatibilità della presenza di tipologie di accoglienza eterogenee. Ho il piacere di inoltrare alla Vostra attenzione il comunicato stampa con il quale il Presidente Fassino annuncia il risultato conseguito in Conferenza Unificata lo scorso 3 agosto in riferimento al nuovo Decreto di partecipazione al sistema SPRAR. Come auspicato durante l'ultima Commissione Immigrazione dell’Anci, il Governo ha inoltre approvato in questa sede sia la "clausola di salvaguardia" che esclude che i Comuni facenti parte la rete SPRAR siano interessati anche dal parallelo sistema prefettizio dei CAS, sia l'introduzione in Finanziaria di agevolazioni proprio per quei Comuni che hanno adottato lo SPRAR. Non appena il Decreto sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, sarà nostra cura darvene notizia e indicarvi numeri e indirizzi cui rivolgervi per ricevere informazioni e assistenza. Daniela Di Capua   Direttrice del Servizio centrale dello SPRAR Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati

lunedì 28 novembre 2016

Punto e Virgola di Ambra Taormina - Vicende, vicissitudini e future vivificazioni della monumentalità chiesastica a Piazza Armerina. Luci e ombre sul sacro: La rinascita di San Pietro e il degrado di S. M. di Gesù

Vicende, vicissitudini e future vivificazioni della monumentalità chiesastica a Piazza Armerina. Luci e ombre sul sacro: La rinascita di San Pietro e il degrado di S. M. di Gesù Maggio 2016. Piazza Armerina riscopre il chiostro di San Pietro. Come chi, quasi in obbligo con l'anzianità, tira le somme della propria esistenza terrena, così novembre ormai inoltrato ci ispira il normale, mentale ripercorrere di un anno di cui si attende ormai la fine imminente. Un percorso a ritroso quello del 2016, che accompagna la città e i cittadini a sentirsi piacevolmente segnati e quasi timidamente straniti dal cospetto di un evento pantagruelico (direbbe il caro, vecchio Rabelais), per la buona dose di interessante scalpore che esso ha inevitabilmente suscitato. Maggio - non per il suo cadere quasi a metà dell'anno - è stato infatti un 'mese spartiacque' nonché decisivo per l'entusiasmo profuso nel far rivivere il cuore pulsante della monumentalità chiesastica armerina. Dal 14, le porte del chiostro cinquecentesco del Convento francescano di San Pietro - edificato nel 1504 dal frate laico Fra Ludovico Vaccarotti per una questione che piacerebbe definire di 'comodità' pratica - si sono spalancate a un pubblico curioso e positivo, in un tripudio di flash che lo hanno immortalato - per la prima volta dopo anni - nello splendore che di certo dovette appartenergli un tempo; vivificato per un'altrettanta prima volta, da una veste laica protesa verso un abbozzo di rinnovata sacralità mediata della mostra "Figurazione e Trasfigurazione". Eclettismo acceso e stuzzicante quello di un'esposizione artistica varia e raffinata, sorta all'ombra dei buoni auspici del suo titolo che riconducono la mente a vagheggiare della trasformazione insita nella trasfigurazione come 'cambiamento'; cambiamento come rinascita del sacro piazzese che rappresenta il totale della monumentalità cittadina, o piuttosto, se letto in chiave cristiana, come il far mostra di un'essenza che è divenuta autentica solo dopo essere stata falsata per un certo tempo. Il finanziamento del restauro, dovuto alla scorsa amministrazione, ha certamente acceso le luci su un probabile futuro di conquiste che contemplerebbe il risorgere ormai auspicato di un interesse per il recupero e la restituzione alla pubblica fruizione. Del resto, il restyling di San Pietro, ha riallacciato i ponti con una tradizione che si era interrotta, ristabilendo un rapporto di filiazione con un ben noto passato fortunato, quello in cui i monumenti ecclesiastici piazzesi potevano bearsi di stare 'al soldo' della florida nobiltà locale, frequentemente compiaciuta di aggiungere una tessera in più al mosaico della personale prosperità. La chiesa, pur nella sua non meno esaltante sobrietà, è infatti sede privilegiata delle sepolture di componenti di alcuni tra i più illustri casati armerini - da ricordare le famiglie Trigona, De Assaro, Sanfilippo, Boccadifuoco, Polizzi, Micciché del Consorto e Tirdera (tra questi la supposta sepoltura di tale Suor Arcangela, morta in odor di santità all'età di cinquant'anni) - che ivi iniziarono ad edificare sontuose cappelle di grande pregio artistico a partire dal 1624, le stesse che negli anni scorsi hanno potuto godere di restauri e migliorie anche grazie a donazioni di famiglie tanto volenterose quanto sicuramente abbienti, e che è possibile ammirare affacciarsi fiere su entrambi i lati della navata centrale in tutta la loro austerità e bellezza, tanto da aver reso fama al complesso di San Pietro con il noto appellativo di 'pantheon'. Insomma, una ventata d'aria fresca all'ombra dell'influsso benevolo dell'alta croce in pietra che si erge maestosa e intatta agli occhi di cittadini e devoti da ben 410 anni sulla centralissima Via Gen. Ciancio, e che attualmente si proietta quale 'capostipite' di tale circuito di magnificenza monumentale rinata, grazie alle attività ricreative che ne costituiranno il fine precipuo per i tempi a venire. Memento mori nel complesso monumentale di Santa Maria di Gesù. <>. Recitavano così alcuni versi lasciatici in eredità della penna della poetessa vittoriana Christina Rossetti, nel cui ambiguo riecheggiare sembrano darci l'impressione di essere stati 'buttati giù' in sorprendente riferimento al complesso monumentale dei frati minori osservanti di contrada Rambaldo. E ciò non solo per l'evidente combaciare del periodo ultimo in cui il luogo in questione dovette sorbirsi la compagnia di un ultimo scampolo di compagine religiosa (l' '800, appunto), ma sicuramente poiché alle orecchie di noi moderni, a suonare familiari sono i concetti di 'rovina', 'tenebra', 'oblio' e 'tormento' per quel nulla che si è fatto e che si continua fare, nonché posti a sigillo a ricordarne l'attuale condizione di totale abbandono sordamente rischiarata, tra l'indifferenza di tanti, dal forzato bagliore di due riflettori: unici sinistri guardiani dell'intero monumento. Il convento di Rambaldo, da felice nidus et seminarium sanctorum che fu sin dai tempi della sua fondazione fino a circa un secolo dopo, morigerata sede di discussione di importanti decisioni del calibro della "Riforma delle vocazioni" dell'Isola, nonché luogo eletto dagli anacoreti per l'osservanza delle rigide regole di vita ascetica, si presenta oggi quale rifugio esemplare del fallimento della fruibilità dei monumenti piazzesi, culla del volgare inasprimento di un difetto di ingegnosità locale reiterato per anni. Le condizioni a dir poco allarmanti del complesso architettonico - per via dei ripetuti cedimenti strutturali - offrono alla vista di chiunque transiti nei pressi dell'area, l'impietosa immagine delle mura conventuali ridotte in brandelli, e dall'equilibrio precario ma quasi 'vocazionale', apparentemente, anzi certamente irrecuperabili nelle fattezze originarie secondo una modalità differente dal rifacimento totale, che porterebbe suo malgrado, a falsare l'originalità della struttura con perdite di rilievo dal punto di vista artistico-architettonico, nonostante tale modus operandi si qualifichi come unico per intervenire incisivamente. Sempre considerando la visuale del contesto nel suo complesso, il prospetto della chiesa - costituito da ampie logge nelle quali permangono ancora stralci di affreschi un tempo certamente ricchi e vivaci - sembra dare l'impressione di una certa integrità strutturale, senza considerare i cedimenti interni e lo stato generale di incuria sia all'interno che all' esterno, in cui erbacce e rifiuti di varia natura - segno della costante frequentazione dell'area da parte di incivili - fanno da contorno per tutto il perimetro dello spiazzale adiacente il vecchio cimitero monumentale il quale ricorda l'antico nesso medievale tra sepolture ed edifici religiosi, e anch'esso parte integrante del complesso, nonché fondato intorno ai primi decenni del sec. XIX in quella che era stata un tempo la selva del convento in cui i frati si ristoravano coltivando l'orto. Cimitero monumentale che da selva si è riconvertito nuovamente in selva per il conclamato stato di abbandono notevole all'interno, essendo le sepolture (molte delle quali ormai senza identità) popolare bersaglio di profanazioni dal fine ben poco chiaro, complice l'altrettanta totale mancanza di un sistema di videosorveglianza che gioverebbe non poco - tenendo conto dei costanti crolli delle mura di cinta in vari punti e che sarebbe funzionale, quantomeno - essendo che il restante degrado circostante non ne ha di per sé ormai gran necessità - a tutelare l'eterno riposo degli illustri trapassati che, a cominciare da più di un secolo addietro, lo deputarono a propria dimora ultima. Ad oggi, il complesso monumentale di S.M. di Gesù, che vide la luce nel 1430, gode di una fratellanza che è purtroppo solo simbolica con quello di San Pietro. Nonostante entrambi abbiano funto da ricovero dei frati francescani della città, il destino che li ha toccati, momenti infelici a parte, è stato visibilmente e volutamente diverso. Al di là di quel lasso di tempo di un secolo, lo scarto tra i due conventi non è attualmente più solo cronologico: S.Pietro è allo stato odierno il fulcro di un culto ritrovato per la monumentalità sacra a Piazza Armerina, una specie di forziere che aspettava di essere riaperto per mettere in mostra i suoi tesori, complice la posizione favorevole nel pieno centro cittadino, Santa Maria di Gesù è, al contrario, caduto nell'oblio. Interessante a tal proposito, risulta il parere raccolto direttamente dalle riflessioni del concittadino, noto appassionato ed esperto di storia piazzese, Prof. Gaetano Masuzzo, il quale, alla domanda su quale sia, tra i due, il monumento dal maggiore valore artistico, ha risposto classificando il convento di S. Pietro come quello avente, di primo acchito, maggiore rilievo, ma ciò solo in virtù dello stato di recente restauro che ne ha riportato in bella vista il pregio artistico (affreschi ecc...) e che sarebbe anche più alla portata del pubblico, in quanto naturalmente posto nelle condizioni di essere visitato senza particolare necessità di guide (targhe con chiare e brevi spiegazioni sarebbero bastanti). Mentre, riferendosi a S.M. di Gesù, Masuzzo sarebbe più incline ad evidenziarne una manifesta propensione artistica pur senza l'aiuto di restauri (che di fatto non sono mai avvenuti, né sono in programma), per via, tra l'altro, del rinvenimento (nel 2004 tramite Vittorio Sgarbi) dell'affresco della Madonna con Bambino (attualmente custodito nella locale Pinacoteca), nonché per la storia conventuale vera e propria (il convento ospitò parecchi frati morti in odor di santità, e tra questi il beato frate Innocenzo Milazzo); e pur mantenendosi concorde nel giudicare recuperabile soltanto la chiesa, rischiando di falsare quasi totalmente l'aspetto originario del convento col restauro, di per sé difficile da nascondere. Alla domanda se o no la distanza dal centro abitato costituisca un motivo valido per l'abbandono di S.M. di Gesù, il prof. Masuzzo si è espresso positivamente evidenziando come quello della distanza abbia, sin da tempi remoti, rappresentato un ostacolo di peso per via della particolare umidità della zona, causata dal ristagno dell'acqua che la rendeva difficilmente vivibile anche per il manifestarsi della malaria; nonostante ciò la posizione in aperta campagna - del cui lussureggiare dovettero godere un tempo i frati - conserva pur sempre un fascino particolarmente gradito. In ultimo, alla richiesta di una ulteriore riflessione personale sull'ipotetica differenza di pubblica fruizione tra i due complessi religiosi (ipotizzando che possa essere oggetto di restauro anche il convento di contrada Rambaldo), Masuzzo ha fatto notare che di fatto la differenza sarebbe notevole e persistente nel tempo, poiché la distanza di S.M. di Gesù dal centro abitato, costerebbe a quest'ultimo convento delle visite alquanto brevi, condite da attività piuttosto limitate. Per cui, visite al chiostro nel convento vicino, e visite alla chiesa con racconti e aneddoti sulle vite dei frati anacoreti morti in odor di santità dopo essere stati intermediari di miracoli in vita, in quello lontano, con particolare attenzione al verdeggiante panorama collinare piazzese di cui si gode da quelle parti. Lungimirante, secondo il Prof., sarebbe l'ipotetica futura trasformazione del convento di Rambaldo in un albergo a cinque stelle, ad imitazione del "San Domenico" di Taormina; realizzazione ovviamente improbabile, a causa della presenza del cimitero limitante. E se davvero saranno i posteri a sentenziare, a noi spettatori odierni non resta che contemplare, inermi, quel "memento mori" che sembra emanare dai silenziosi ruderi quasi trascendentali del complesso religioso in rovina, una fredda prefigurazione del comune destino ultimo dell'Uomo. Ambra Taormina

martedì 15 novembre 2016

PalaFerraro: agibilità si, agibilità no .

Rimango sorpreso dalle odierne dichiarazioni del neo assessore allo Sport di Piazza Armerina, Carmelo Gagliano che, chiamandomi in causa sulla pagina di Enna del quotidiano “La Sicilia”, replica ad un mio precedente intervento a sostegno delle società piazzesi di Basket, penalizzate dall’inagibilità al pubblico del PalaFerraro. Non era mia intenzione “urtare” la suscettibilità dell’amico Carmelo, pertanto pur non avendolo citato con nome e cognome o addirittura alluso a sue precise responsabilità politiche più che amministrative, considerato che è in carica da poco più di un mese, sento la necessità di replicare alla sua contestazione, basata su informazioni generiche piuttosto che su dati oggettivi. L’assessore Gagliano, mio ex collega della Amministrazione Prestifilippo, in cui rivestiva il ruolo di assessore alle politiche sociali, nonché amico di tante battaglie politiche sotto l’insegna di Forza Italia e del PDL, “folgorato sulla via di Miroddi”, transitando con una invidiabile nonchalance nella eterogenea formazione antagonista del ballottaggio del 2013 e in predicato di prendere la tessera del PD, mi chiede, in modo alquanto bizzarro, un «esame di coscienza» su mie presunte responsabilità, a monte della querelle. L’assunto è riferito a quando ero proprio io assessore allo Sport: secondo Carmelo Gagliano, la suddetta documentazione di conformità quinquennale, rilasciata dai Vigili del Fuoco, scadeva nel 2006; quindi, se inadempienze ci sono state, esse dovrebbero imputarsi al sottoscritto, reo di non avere dato disposizioni per il rinnovo della licenza nel 2006, ben undici anni addietro. Risulta semplice rimandare al mittente la pretestuosa accusa, sciorinando dati e fatti circostanziati. La costruzione del PalaFerraro fu uno dei miei migliori interventi nel settore dell’impiantistica sportiva locale (con l’Amministrazione Sottosanti) e rappresenta, ancora oggi, uno dei più moderni e funzionali Palazzetti della Sicilia. Ha ospitato, in oltre 15 anni di regolare apertura, migliaia di eventi senza alcun problema di sicurezza e agibilità per il pubblico. Nel periodo in cui ho ricoperto il ruolo di assessore allo Sport, dal 2004 al 3 marzo del 2008, nessuna contestazione fu mai presentata dai Vigili del Fuoco o dalla Commissione Provinciale di Vigilanza pubblici spettacoli (particolarmente fiscali) nel controllare il rinnovo delle licenze. Queste, anche se scadute, in assenza d’interventi sul piano strutturale, andavano tacitamente in deroga. In questo quadriennio il Palazzetto dello Sport, intitolato al compianto Prof. Francesco Ferraro su mia proposta, funzionò al meglio in piena sinergia di gestione con le Società sportive locali, senza alcun problema tranne un atto vandalico, verificatosi nel luglio 2004 (furono dati alle fiamme dei copertoni sul parquet e danneggiati dei manufatti) ma la struttura , dopo qualche settimana, venne riaperta perfettamente agibile. Inoltre Gagliano, dovrebbe ricordare che nel 2007, proprio la Commissione provinciale Pubblici Spettacoli e quindi anche i Vigili del Fuoco, rilasciarono un nulla-osta straordinario per la effettuazione di una manifestazione carnevalesca organizzata da una società privata, con presenza di pubblico superiore all’ordinaria capienza dell’impianto. Ciò basterebbe a chiudere ogni polemica, ma aggiungo ancora che, sino al 2013, Vigili del Fuoco e Forze dell’Ordine non hanno mai avuto nulla da ridire sull’agibilità dell’impianto, tanto che le partite di basket e anche spettacoli di vario genere, si sono sempre svolti con presenza di pubblico e senza alcun problema. Nel 2014, con l’Amministrazione Miroddi già insediata da un anno, cambiano le regole e l’Ufficio tecnico del Comune comunica al Comando provinciale dei Vigili del Fuoco che il Comune poteva ottemperare solamente ad alcune prescrizioni che erano state richieste per cui, nel 2015 e ancor oggi, il PalaFerraro è divenuto agibile per le partite ma non per ospitare il pubblico. Tutto questo è facilmente verificabile da note ufficiali all’Ufficio tecnico del Comune e suggerisco all’ex collega Gagliano, con cui non ho alcuna voglia di continuare ad alimentare polemiche improduttive, di maturare una certa esperienza prima di parlare da presunto tecnico. D’altronde, il neo assessore, acquisì un po’ di esperienza amministrativa, con Sindaco Prestifilippo, nel settore delle politiche sociali e purtroppo per lui e per il suo nuovo gruppo politico, questo assessorato risultava già occupato per essergli assegnato. Fabrizio Tudisco

sabato 12 novembre 2016

Porte chiuse al PalaFerraro

La recente disposizione d’interdizione al pubblico del PalaFerraro è un ulteriore colpo mortale allo sport Piazzese e una “perla” di mala amministrazione del Sindaco Miroddi e della sua Giunta. Tale provvedimento scaturisce dalla mancata osservanza da parte del Comune della normativa di legge che prevede controlli periodici di tutti gli impianti energetici e di sicurezza con le relative documentazioni di agibilità rilasciate dai Vigili del Fuoco. L’unico impianto efficiente che ospitava tutta l’attività agonistica al coperto rischia la chiusura per un tempo imprecisato con gravissime conseguenze per tutto il settore.Chi pagherà questa clamorosa inadempienza saranno le Società di Basket, Volley e Calcetto con la U.S.Grottacalda in particolare che rischia addirittura la “radiazione” dal campionato di Serie “D” maschile perché , secondo i regolamenti della FederBasket, la struttura è inagibile al pubblico. Lascia ancor di più perplessi la possibilità che, a detta del Comune, le società si facciano carico dei costi di adeguamento tecnico che richiama ilarmente il proverbio del “cornuto e mazziato”. Anni di sacrifici di Dirigenti, Tecnici, Giocatori e Sostenitori letteralmente buttati alle ortiche per la responsabilità diretta o indiretta di chi dovrebbe conoscere e controllare sistematicamente l’agibilità di tutti gl’impianti sportivi comunali. Invece nulla di tutto questo viene fatto perché la macchina amministrativa è allo sbando con continui tourbillon di dirigenti, funzionari e impiegati per i più disparati motivi ma quasi sempre riconducibili alla “ lontananza politica” da questo o quell’amministratore. Lo sport piazzese è all’anno zero e sono lontanissimi i tempi dell’amministrazione Sottosanti quando Piazza Armerina rappresentava un modello siciliano per numero d’impianti coperti/scoperti e società operanti sul territorio con diverse specialità sportive. Miroddi , ha solo strumentalizzato nel suo programma elettorale l’alta valenza sociale dello sport ma di fatto lo ha mortificato. Le Società sportive sono abbandonate e senza alcun riferimento serio e fattivo da parte del Comune, costrette a pagare il ticket di fruizione senza avere alcun contributo finanziario e ancor peggio costrette all’ordinaria manutenzione con le pulizie degli impianti lasciata alla buona volontà dei Dirigenti sportivi. Impianti, che rappresentavano il fiore all’occhiello della nostra città , sono nel degrado : basta vedere in quale stato penoso è ridotto il palazzetto dello sport provinciale di C.da Centova.
Danni per centinaia di migliaia di euro sono stati prodotti all’interno della struttura dai vandali e dalla mancanza di manutenzione. Un impianto costato oltre 10 miliardi delle vecchie lire, devastato all’interno, divenuto un parcheggio, non si capisce a che titolo, di autobus urbani. Non stanno certo meglio gli altri impianti scolastici come la storica palestra della villa Garibaldi, senza riscaldamento e quella della Roncalli , chiusa anche alla popolazione scolastica. Il campetto della Castellina invece è ormai monopolio esclusivo degli extracomunitari mentre i nostri ragazzi non hanno più alcuno spazio libero dove poter giocare. Di certo non giustificano questa incapacità amministrativa i “proclami” di copertura del cortile della scuola “Trinità” o l’intervento di ripristino della palestra ex ITIS. Troppo poco dopo tre anni e mezzo di Amministrazione e comunque interventi che appartengono più all’ordinario che ad una corretta e lungimirante politica di promozione sportiva.Con lo sport non si prendono voti e non si fanno politiche clientelari si agisce solo per il bene della Comunità ma questi sono termini che l’Amministrazione Miroddi sconosce. Fabrizio Tudisco

mercoledì 9 novembre 2016

IL FUTURO DELLA NOSTRA SANITA’ E' NEL NOSTRO PASSATO

L’entrata in vigore del D.M. 70/2015 ha imposto alla Regione la rimodulazione della rete ospedaliera la cui diretta conseguenza sarà una diversa dislocazione dei servizi sanitari con evidenti penalizzazioni per la Collettività già provata da una crisi economica senza precedenti. Nella fattispecie l'ospedale "Chiello" di Piazza Armerina , già da anni, è costantemente smantellato nei reparti e tutto fa presagire che lo storico presidio sanitario sarà , prima o poi, definitivamente chiuso privando le popolazioni interessate di un servizio sanitario pubblico già largamente compromesso. Di certo non tranquillizzano le recenti dichiarazioni rassicuranti di non chiusura dell’Unità del pronto soccorso dell’assessore regionale alla sanità Gucciardi, seguite alla manifestazione di protesta del 7 novembre, che sembrano di circostanza e dettate da evidenti esigenze elettoralistiche più che dalla effettiva volontà di organizzare e potenziare la sanità di questo territorio. Pertanto sono fortemente convinto che il “Chiello” come il “Ferro-Capra-Branciforte di Leonforte e l’ospedale Basilotta di Nicosia considerati, a torto, strutture periferiche e non necessarie, dopo il voto regionale della prossima primavera del 2017, saranno destinati ad una chiusura inesorabile e l'eventuale "contentino" del mantenimento dei pronto soccorso sarà rapportato alla effettiva capacità di salvare vite umane con risorse professionali e apparecchiature mediche adeguate.I parametri sanitari imposti dal Ministro della salute Lorenzin non lasciano scampo e di conseguenza la Regione Sicilia dovrà adeguarsi , poco importa se le popolazioni locali manifestano e si ribellano, tanto si sa i Siciliani sopportano ogni tipo di sopruso e angheria e prima o poi si abitueranno a morire per la mancanza di strutture ospedaliere adeguate ed efficienti. Ovviamente questo è il pensiero di molti politici siciliani che hanno fatto le loro fortune , carpendo il voto dei siciliani onesti, speculando e rubando nel settore più grasso per eccellenza del clientelismo che, guarda caso, è stato sempre quello della sanità. Inutile gridare agli scandali , già la magistratura se ne occupa da tempo, o piangerci addosso ma occorre mettere subito in essere delle proposte concrete e realizzabili in poco tempo.Per correre ai ripari i Sindaci dei Comuni del bacino di utenza sanitario di questi Centri dovrebbero immediatamente istituire, già nei prossimi bilanci comunali, delle voci per la sanità pubblica e consorziarsi con altri comuni del comprensorio per realizzare delle efficienti Unità di Pronto Soccorso negli stessi presidi ospedalieri esistenti. Reparti piccoli e funzionali, con personale medico e paramedico in h24, in grado di poter intervenire con diagnosi e terapie specifiche per salvare vite umane. Mi riferisco in particolare alla cardiologia o alla chirurgia d’urgenza , al laboratorio di analisi, dove l’intervento temporale è alla base di tutto. Risorse finanziarie aggiuntive potrebbero altresì venire dal 5 per mille ed anche dall’ 8 per mille coinvolgendo le Curie di Piazza Armerina e Nicosia, destinando in quota parte i proventi delle partite di giro che lo Stato assegna annualmente alla Chiesa italiana. D’altronde, se andiamo indietro con la memoria, gli Ospedali, già qualche secolo fa , venivano costruiti e gestiti da opere pie e associazioni benefiche, quindi sarebbe un ritorno al passato rivisto e corretto per progettare il futuro dell’assistenza sanitaria di questi territori con i Comuni diretti interlocutori dell'assistenza sanitaria di primo soccorso. Discutiamo immediatamente questa possibilità per non arrivare impreparati ad una data quando non ci sarà più nulla da fare. Fabrizio Tudisco Portavoce provinciale FDI AN