giovedì 1 agosto 2013

BABY PENSIONI, IL RITORNO di Redazione Cadoinpiedi.it - 31 Luglio 2013

A sconfessare la linea della riforma Fornero, che ha innalzato l'età per il ritiro, è la spending review. Così il ministero della Funzione Pubblica pensa di mandare in prepensionamento chi non è necessario.

BABY PENSIONI, IL RITORNO 
 Marcia indietro sulle pensioni. A sconfessare la linea della riforma Fornero, che ha innalzato l'età per il ritiro, è la spending review, che lo stesso governo Monti aveva reso uno dei suoi cavalli di battaglia. Può sembrare una contraddizioni in termini, eppure per rivedere e soprattutto ridurre la spesa pubblica i baby pensionati potrebbero essere una soluzione.
L'ipotesi al vaglio del ministero della Funzione Pubblica è mandare in prepensionamento tutti quei lavoratori che non siano davvero necessari al funzionamento degli uffici, e siano comunque vicini all'età per il ritiro dal mondo del lavoro. Lavoratori d'età avanzata e con stipendi molto alti, il che renderebbe conveniente allo Stato mandarli a casa anzitempo e pagare le pensioni anziché il mensile ancora per qualche anno.

Tra dire e il fare ce n'è di strada, ma è una delle ipotesi che il ministro D'Alia sta valutando per ristrutturare la macchina statale. In realtà degli esuberi nella PA ci sono già stati, e sono il pretesto per questa nuova "fuoriuscita": con il decreto sulla spending review dell'esecutivo di Mario Monti 7mila dipendenti pubblici furono esonerati dall'applicazione della neonata riforma Fornero perché risultati in soprannumero rispetto al fabbisogno dello Stato, e dunque gli fu consentito di andare in pensione con le vecchie regole, più convenienti, a patto che avessero maturato i requisiti entro il 2013.

Si tratterebbe comunque di una soluzione meno traumatica rispetto a quella degli esuberi non pensionabili, messi fuori con due anni di mobilità.L'idea di D'Alia piace molto anche alla Difesa, che vorrebbe applicarla ai suoi dipendenti. Come il governo Monti, anche quello guidato da Enrico Letta vuole infatti ridurre il numero dei componenti delle forze armate: l'obiettivo è arrivare a 40mila persone in meno, tra civili e militari, entro il 2024.

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