mercoledì 8 luglio 2015

PUNTO E VIRGOLA di Ambra Taormina- C'era una volta (e non c'è più) Piazza Armerina: cronaca di una morte...non annunciata!

Chi l'ha detto che le favole sono roba da bambini? Chiunque abbia dimestichezza con i classici della letteratura, ricorderà certamente che nei secoli che furono, alcuni nostri avi più saggi e, per così dire 'lungimiranti', presero un certo gusto nello sfruttare questo genere di per sé leggiadro, arricchendolo con un'insolita finalità didattica, coadiuvati nel loro intento dall'ausilio di comuni e simpatici animali parlanti i quali, divenuti occasionalmente protagonisti di tutto un mondo in cui, fra contese, comportamenti fortemente tipizzati, dialoghi e simpatici incidenti, si trovavano, inaspettatamente per i lettori, a scimmiottare gli atteggiamenti e le vicende tipiche del mondo degli umani, previa lettura allegorica. Così, spulciando nel panorama letterario di parecchi secoli addietro, verranno di sicuro in mente al lettore i nomi di Fedro, Esopo, gli anonimi autori del medievale "Roman de Renart", per proseguire poi, in tempi più recenti, con le "Fables" di Jean de La Fontaine, tanto per citarne alcuni. Quest'esempio, lungi dal voler rappresentare un mero sfoggio di cultura, costituisce quella premessa imprescindibile che, pur nella sua soavità, rappresenta un valido spunto nonché strumento di lettura della nostra odierna realtà piazzese. Se al giorno d'oggi, emulando lo stile dei nostri illustri antenati, pur non utilizzando nello specifico la metafora del mondo animale, volessimo sfruttare l'espediente favolistico-allegorico per dipingere la condizione, ahimè putroppo statica della nostra amata Piazza Armerina, dovremmo certamente iniziare la narrazione all'antica maniera, dicendo che: "C'era una volta una ridente, illustre, bellissima ed efficiente (e chi più ne ha, più ne metta) cittadina al centro della Sicilia, i cui antichi fasti erano ormai svaniti poiché tutto intorno era stato reso sterile, apatico e privo di vita dall'incombere di una densa nube oscura, che gravava su di essa". Sì perchè, tornando nel mondo reale, la 'densa nube oscura' è da leggersi come allegoria del malgoverno imperante che l'avvolge in quel a dir poco inutile viluppo generato da un reiterato 'strazio' politico che ormai si consuma da ben due anni sotto gli occhi di inermi e sgomenti cittadini volenterosi che vorrebbero rivedere ogni cosa riportata al proprio posto e soprattutto, efficiente. Ho prova di quanto i parecchi 'buoni intenditori' che costellano la nostra società, pur restando il più delle volte nascosti, ed essendo addirittura forestieri, ricordino perfettamente il buon nome di Piazza (questa l'unica denominazione sulle cui molteplici variazioni si 'giocò' per tanti secoli), come luogo fiorente, 'oasi' di benessere nel cuore della Sicilia, lasciandosi, con mio profondo orgoglio, scappare un sorriso di compiacimento nel parlarne. Ma quanto oggi è realmente rimasto della fama piazzese che tanto ha ispirato la scrittura di storici concittadini quali il teologo e matematico Francesco Paolo Chiarandà, che la denominava 'antica', 'nuova', 'sacra' e nobile', o il Generale Litterio Villari, per citare solo alcuni nomi di chi ha profuso un valido impegno nel ricostruire le vicende storiche di una delle città che hanno fatto la storia di Sicilia? A quanto sembra, ben poco, in cui nulla c'è di nuovo, né tantomeno di nobile o addirittura sacro. 'Soltanto'(e scusate se è poco) un imponente e sconsacrato centro storico che, offrendosi maestoso agli occhi di piazzesi e non, versa ormai irrimediabilmente in un degrado palese e sdegnoso, espressione ultima di un'allarmante classe politica affetta da sintomi certi di incapacità amministrativa, tali da destare non poca preoccupazione. 'Preoccupazione' è di fatto la 'parola chiave' che definisce al meglio ciò che ormai da tempo aleggia e va acuendosi negli animi degli abitanti di Piazza Armerina, e a suscitarla è l'incertezza di un futuro in cui in gioco sono le sorti di una città in cui non ci si sente più rappresentati da una Giunta Comunale che pare assumere sempre più le sembianze di un'armata allo sbaraglio, capeggiata da un Primo Cittadino in 'odor di sfiducia' che tenta invano di salvare la faccia al proprio ordinario operato da un 'collasso' ormai annunciato, facendo ostinatamente buon viso a cattivo gioco mentre si esercita a 'nascondere l'immondizia sotto al tappeto', quasi dimentico dell'ormai proverbiale malcontento che serpeggia tra gente con l'acqua alla gola e per di più stremata dalle reiterate tassazioni (anche evitabili e una delle quali ha di recente tentato di non risparmiare neanche i morti) che vorrebbe vederlo catapultato dalla poltrona comunale. Non è necessario scomodare il 'tuttologo' di turno per rendersi conto di quanto il 'ridicolisescion project' (per restare in tema, i piazzesi capiranno) della Città sia nel pieno della propria attività: sul turismo, che possiede (di nome ma non di fatto) la vocazione per essere il settore trainante dell'economia cittadina, nonché probabile soluzione a tanti problemi, è ormai da tempo stata deposta una pesante pietra tombale, in quanto nessun reale progetto per rilanciarlo sembra esservi in cantiere, facendo sì da trasformare la bella Piazza Armerina, da polo della cultura siciliana, museo a cielo aperto e centro di interesse storico-artistico quale è di fatto, ad anonimo paesello qualunque sperduto chissà dove. Ad inasprire l'impossibilità di rilancio del settore è, tra le altre cose, la reale e già citata condizione di decadenza, incuria e degrado in cui ormai da tempo immemorabile versano i tanti monumenti ed edifici di interesse storico-artistico (chiese, conventi, palazzi nobiliari), importante eredità, a quanto pare difficilmente gestibile dai supereroi della politica armerina, di un passato ormai fin troppo remoto. Dell'esistenza di tali monumenti (a quanto pare non più importanti di quelli funebri) gli stessi amministratori (sindaco in primis) sembrerebbero addirittura ricordarsi solo qualora si prospettasse l'incresciosa opportunità di affiggervi un cartello che ne annunci la svendita al miglior offerente (telefonare ore pasti, no perditempo, prezzo trattabile) per rifarsi da qualche debituccio milionario sparso qua e là. E a proposito di debito milionario da sanare, di questi tempi, nella (ex) ridente Piazza Armerina, non è strano imbattersi nel malcontento generale causato da quello che suonerebbe come l'ennesimo fallimento dell'amministrazione Miroddi, lo stesso che paradossalmente aveva rappresentato il 'cavallo di battaglia' (probabilmente invalido) del candidato-sindaco, che quale moderno Don Chisciotte, ai tempi caldi della campagna elettorale, aveva promesso una migliore gestione nonché il recupero della storica Casa di Riposo San Giuseppe (IPAB), con più di cento anni alle spalle ed un'illustre fondazione, e che ora più che mai, abbandonata a sé stessa, rischia la definitiva chiusura trascinando con sé il futuro di tanti lavoratori. Ma mentre 'il cielo è sempre più blu' (diceva un noto cantautore italiano), dal calderone delle vergogne amministrative piazzesi, fuoriescono (come i conigli dal cilindro di un mago) strade in completo dissesto e rattoppate alla meno peggio (ditemi voi se questa non è arte nell'arte!) e il cui 'colpo di grazia' è al momento gentilmente fornito dagli 'scassinamenti' dei lavoratori di AcquaEnna, progetti non portati a termine (tra cui la realizzazione di un'area artigianale), il fallimento di una manifestazione storica quale l'antica fiera zootecnica di cui Piazza deteneva il primato nel Mediterraneo. Passando poi per la totale scomparsa di qualsiasi barlume di evento culturale che possa costituire parte integrante della programmazione dell' intrattenimento armerino in qualsiasi stagione dell'anno, e per la traballante ed insoluta 'questione' dei rifiuti nell'ambito di una raccolta differenziata la cui organizzazione è storicamente collocabile solo ai primordi della civiltà Bantu, si giunge al culmine con l'evento dell' anno: il crollo del muro della piazza antistante la Chiesa del Carmine nel giorno della storica e amata festa di San Filippo con annessa tragedia sfiorata, e che suona un pò come l'ennesimo caso di 'palese menefreghismo' da parte dell'ordinaria 'scienza' amministrativa. Insomma, queste le 'conquiste' di ben due anni di amministrazione del duo 'Mattioddi' (divulgato il nome completo della coppia, i francesi lo chiamerebbero mot-valise) in quel della 'Città dei mosaici', e i cui echi non fanno che risuonare per i sentieri dissestati della 'selva oscura' piazzese insieme a quelli ben più ritmati dei tamburi del prossimo 60° Palio dei Normanni, che vagamente ricordano l'inquietante scena di un film premio Oscar, in cui un'orchestra continuava a suonare a bordo di una famosa nave in procinto di affondare. Ambra Taormina

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