mercoledì 11 giugno 2014

Controcorrente - I centri di accoglienza sono un business o un problema per la sicurezza cittadina?

(foto Roberto Palermo) C'era da aspettarselo! Prima o poi sarebbe accaduto quello che già accade in diversi comuni siciliani (Augusta su tutti). Stiamo parlando della protesta degli immigrati inscenata ieri nei pressi del centro d'accoglienza predisposto al Park Hotel Paradiso in c.da Ramaldo. Agostino Sella, qualche mese fa , sentenziò che i centri di accoglienza sono una risorsa economica, sociale e culturale per le collettività che li accolgono. Sella, avrebbe dovuto spiegare in modo analitico e senza scivolare nella retorica e nel buonismo di facciata, in che modo si sta sviluppando questo eterogeneo ritorno per la città e per i cittadini, a parte quello economico individuabile solo per alcuni. Sino ad oggi siamo stati attenti osservatori di questo fenomeno e ci siamo ben guardati dall'esprimere opinioni negative o quanto meno delle reali perplessità da quando sono arrivati le prime decine di migranti - oggi diverse centinaia- nella nostra Città. Il fenomeno in Sicilia sta diventando di proporzioni bibliche, con migliaia di clandestini/migranti/profughi ( a voi la scelta dell'aggettivo)che arrivano comodamente "traghettati" dalle nostre navi militari a spese del contribuente italiano. Poco importa che in mezzo a questa gente ci possano essere criminali di ogni genere e portatori di malattie contagiose. In questa Italia, dove gl'italiani sono sempre più con le pezze nel sedere e dove i problemi reali si nascondono come la polvere sotto il tappeto, fare levare fuori dal coro la voce del dissenso ti etichetta subito come razzista. Il flusso degli immigrati, sulle coste siciliane in particolare, sta diventando una invasione nell’ambito dell’operazione di accoglienza nazionale ‘Mare Nostrum’. L'operazione, determina dal punto di vista della frontiera mediterranea due importanti conseguenze: La prima è che il flusso ne risente e tende a aumentare, non solo perchè si introduce un elemento di protezione ma perchè, venendo gli immigrati raccolti in mare su navi militari, non vengono dirottati nei vari paesi cui proverebbero di accedere, ma entrano tutti nel sistema Italia. Loro stessi non è che che gradiscano questa cosa, magari hanno famiglie o gruppo etnici in altri paesi da raggiungere. E poi c’è la questione della clausola della Convenzione di Dublino: essa prevede che la procedura per il riconoscimento dello stato di rifugiati sia a carico del Paese in cui vengono individuati la prima volta. Per l’Italia è un peso, per loro è una complicazione che li penalizza. Non si può andare avanti così, la frontiera esterna è dell’Unione europea, non solo nostra». Che fare? «Due sono le possibilità: una realizzabile subito. La Commissione europea potrebbe derogare alla Convenzione e consegnare i rifugiati ai paesi richiesti. La seconda riguarda gli oneri: bisogna che l’Unione se ne faccia carico distinguendo bene tra il sistema protezione richiedenti asilo e rifugiati (Sprar). È evidente che altri non possono entrare senza rischiare il collasso del sistema. Tali evidenti falle burocratiche si ripercuotono anche sul nostro territorio ed assumono toni ancor più preoccupanti con le notizie giornalistiche che comunicano la predisposizione di un ulteriore centro di accoglienza in pieno centro storico. Giustamente Cittadini e Commercianti cominciano ad essere allarmati e la protesta di ieri, peraltro controllata egregiamente dalle Forze dell'Ordine, suona come un preoccupante campanello d'allarme per la sicurezza di Piazza Armerina e dei Piazzesi. Fabrizio Tudisco Portavoce Provinciale FDI-A.N.

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