La London School of Economics traccia un'analisi a tinte fosche della situazione italiana
Roubini: nel 2013 la 'tempesta economica globale'. Banchieri avidi e sistema al collasso
Il rischio di un crollo sistemico è alle porte. L'economista Usa non ha dubbi sull'imminente apocalisse finanziaria: le avvisaglie ci sono tutte e sarà peggio della crisi del 2008. Ecco i motivi del collasso e le possibili, ma remote, vie di uscita
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“Gli
storici del futuro probabilmente guarderanno all’Italia come un caso
perfetto di un Paese che è riuscito a passare da una condizione di
nazione prospera e leader industriale in soli vent’anni in una
condizione di desertificazione economica, di incapacità di gestione
demografica, di rampate terzomondializzazione, di caduta verticale della
produzione culturale e di un completo caos politico istituzionale. Lo
scenario di un serio crollo delle finanze dello Stato italiano sta
crescendo, con i ricavi dalla tassazione diretta diminuiti del 7% in
luglio, un rapporto deficit/Pil maggiore del 3% e un debito pubblico ben
al di sopra del 130%. Peggiorerà". Così Roberto Orsi, italiano emigrato a Londra per lavorare presso la London School of Economics, prevede il prossimo futuro del Belpaese.
IVA AL 22% SCELTA MIOPE - E le ultime mosse del governo, innalzamento dell'Iva al 22%
su tutte, non sembrano la via migliore per invertire la pericolosissima
tendenza: "Il governo sa perfettamente che la situazione è
insostenibile - prosegue Orsi nella sua disamina -, ma per il momento è
in grado soltanto di ricorrere ad un aumento estremamente miope dell’IVA
(un incredibile 22%!), che deprime ulteriormente i consumi, e a vacui
proclami circa la necessità di spostare il carico fiscale dal lavoro e
dalle imprese alle rendite finanziarie. Le probabilità che questo accada
sono essenzialmente trascurabili. Per tutta l’estate, i leader politici
italiani e la stampa mainstream hanno martellato la popolazione con
messaggi di una ripresa imminente. In effetti, non è impossibile per
un’economia che ha perso circa l’8 % del suo PIL avere uno o più
trimestri in territorio positivo. Chiamare un (forse) +0,3% di aumento
annuo “ripresa” è una distorsione semantica, considerando il disastro
economico degli ultimi cinque anni. Più corretto sarebbe parlare di una
transizione da una grave recessione a una sorta di stagnazione".
UN SETTORE DISTRUTTO - Il termometro più indicativo della
crisi italiana, secondo orsi, è lo smantellamento del sistema
manufatturiero, vera peculiarità del made in Italy a tutti i livelli:
"Il 15% del settore manifatturiero in Italia, prima della crisi il più
grande in Europa dopo la Germania, è stato distrutto e circa 32.000
aziende sono scomparse. Questo dato da solo dimostra l’immensa quantità
di danni irreparabili che il Paese subisce. Questa situazione ha le sue
radici nella cultura politica enormemente degradata dell’élite del
Paese, che, negli ultimi decenni, ha negoziato e firmato numerosi
accordi e trattati internazionali, senza mai considerare il reale
interesse economico del Paese e senza alcuna pianificazione
significativa del futuro della nazione. L’Italia non avrebbe potuto
affrontare l’ultima ondata di globalizzazione in condizioni peggiori. La
leadership del Paese non ha mai riconosciuto che l’apertura
indiscriminata di prodotti industriali a basso costo dell’Asia avrebbe
distrutto industrie una volta leader in Italia negli stessi settori. Ha
firmato i trattati sull’Euro promettendo ai partner europei riforme mai
attuate, ma impegnandosi in politiche di austerità. Ha firmato il
regolamento di Dublino sui confini dell’UE sapendo perfettamente che
l’Italia non è neanche lontanamente in grado (come dimostra il continuo
afflusso di immigrati clandestini a Lampedusa e gli inevitabili
incidenti mortali) di pattugliare e proteggere i suoi confini. Di
conseguenza, l’Italia si è rinchiusa in una rete di strutture giuridiche
che rendono la scomparsa completa della nazione certa".
RESPONSABILITA' POLITICHE - Quando si tratta di individuare
le responsabilità, Orsi non ha dubbi nel puntare il dito contro la
politica: "L’Italia è entrata in un periodo di anomalia costituzionale.
Perché i politici di partito hanno portato il Paese ad un quasi collasso
nel 2011, un evento che avrebbe avuto gravi conseguenze a livello
globale. Il Paese è stato essenzialmente governato da tecnocrati
provenienti dall’ufficio del Presidente Repubblica, i burocrati di
diversi ministeri chiave e la Banca d’Italia. Il loro compito è quello
di garantire la stabilità in Italia nei confronti dell’UE e dei mercati
finanziari a qualsiasi costo. Questo è stato finora raggiunto
emarginando sia i partiti politici sia il Parlamento a livelli senza
precedenti, e con un interventismo onnipresente e costituzionalmente
discutibile del Presidente della Repubblica , che ha esteso i suoi
poteri ben oltre i confini dell’ordine repubblicano. L’interventismo del
Presidente è particolarmente evidente nella creazione del governo Monti
e del governo Letta, che sono entrambi espressione diretta del
Quirinale. L’illusione ormai diffusa, che molti italiani coltivano, è
credere che il Presidente, la Banca d’Italia e la burocrazia sappiano
come salvare il Paese. Saranno amaramente delusi. L’attuale leadership
non ha la capacità, e forse neppure l’intenzione, di salvare il Paese
dalla rovina. Sarebbe facile sostenere che Monti ha aggravato la già
grave recessione. Letta sta seguendo esattamente lo stesso percorso:
tutto deve essere sacrificato in nome della stabilità. I tecnocrati
condividono le stesse origini culturali dei partiti politici e, in
simbiosi con loro, sono riusciti ad elevarsi alle loro posizioni
attuali: è quindi inutile pensare che otterranno risultati migliori, dal
momento che non sono neppure in grado di avere una visione a lungo
termine per il Paese. Sono in realtà i garanti della scomparsa
dell’Italia".
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