domenica 13 dicembre 2015
Punto e Virgola di Ambra Taormina - Turismo : 47 Morto che parla !
"47 morto che parla": Il turismo piazzese dorme un'unica,
interminabile notte!?
Proprio come nel titolo di una celebre pellicola cinematografica interpretata
dall'indimenticabile Totò, il 'quadro clinico' del turismo piazzese ha tutta l'aria di
risultare solidale con quello di un morto: sì, di un morto parlante!...anzi, che
qualcuno, forse rivedendosi nello 'spirito di iniziativa' tipico di un medium, e
concedendosi un ultimo disperato nonché vano sforzo di 'rianimazione' (o, per
dovere di precisione, di 'resurrezione') dello stesso, sembra voler ancora tentare di
far parlare, anzi di far 'rantolare' dal buio del sepolcro ideale in cui da tempo è stato
deposto, quale 'moderno Lazzaro' dei nostri tempi. Che ancora nella 'Città dei
Mosaici' si sia abituati a parlare di 'turismo' non è cosa da poco: d'altronde, a chi
non capita di ricordare un caro estinto!? Oggi, concedersi quattro passi ristoratori
nel dedalo di strade e vicoletti dal placido mistero, in cui respirare quell'atmosfera
evocativa di una memoria antica, è quasi pari a destinare la propria vita al chiuso di
un eremo per dedicarsi alla meditazione, o in alternativa, alla cura dell'emicrania
cronica: ebbene sì, potrete bearvi di mettere in pratica un'attitudine insolita e del
tutto 'ossimorica', ascoltando...l'assoluto silenzio! Vittima di una 'falla' insanabile
causata da sicura mancanza di concreto interesse nei confronti di un'adeguata
progettazione che si basi innanzitutto sul 'restauro' della sua immagine, ormai triste
e decadente, la bella Piazza Armerina non è, ad oggi, nelle condizioni di poter
sperare in un'imminente ripresa del settore turistico, lo stesso da cui la sua
economia, anch'essa stagnante, potrebbe trarre enorme beneficio. L'assenza di una
coerente propaganda turistica, cosa che, di primo acchito, non può non saltare
all'occhio, è in sintonia con lo status quo di una città non pronta ad accogliere il
visitatore, in cui tutto languisce e sprofonda, come in un deserto di sabbie mobili. Si
tratta di un immobilismo scosso, di tanto in tanto, da tentativi altamente illusori
messi in atto ad hoc quasi a voler distrarre la massa piazzese, un po' come Pinocchio
nel Paese dei Balocchi, e che vorrebbero riprendere maldestramente in mano una
situazione a dir poco drammatica e che viene da lontano, quasi a voler denunciare la
mancanza di quelle 'fondamenta' basilari che garantirebbero un prezioso 'prologo'
all'accoglienza turistica. Fondamenta che, quand'anche progettate a loro tempo,
continuano penosamente a giacere in un cantiere polveroso, nell'indifferenza. Il
turista itinerante che decide spontaneamente di includere Piazza Armerina tra le
tappe del suo viaggio (e gliene siamo grati!), anche solo per una gita domenicale
fuori porta, ad oggi, non può contare su quelle che ovunque in tutte le civili città
turistiche che si rispettino, 'volgarmente' chiamano 'aree di sosta attrezzata per
camper', ossia luoghi predisposti per essere dotati di tutti i comfort da offrire al
turista del caso (panchine, pozzi per lo scarico delle acque grigie e nere, acqua
potabile, servizi igienici, tavoli all'aperto ecc...), e che in tal modo, in assenza, deve
accontentarsi di stabilirsi temporaneamente in spiazzali di fortuna, trasformando
una semplice sosta dovuta, in quella che, usando un'espressione tipica del mondo
sportivo, appare come una sorta di 'invasione di campo' , peraltro brutta da vedere.
Volendo 'diabolicamente' perseverare nel proposito di enumerare le pretestuose
mancanze piazzesi nei confronti del turista, ma, perché no, anche del comune
cittadino, è doveroso segnalare l'assenza di un (anch'esso attrezzato) parcheggio per
auto, così come si converrebbe per una città che si vuole moderna e proiettata nel
pieno del 'terzo millennio', progetto evidentemente troppo 'futuristico' per coloro i
quali ancora si ostinano invece, a voler mantenere in auge (forse mossi da
nostalgia!?) l'ormai fatiscente struttura del Cinema Ariston, situato nel bel mezzo di
una ben nota zona cittadina, e che si presenta ornato da tempo da puntelli che ne
sostengono la mole vacillante e appesantita da un pericolo di crollo imminente, e
forse rimasta utile, soltanto per gli inguaribili dell'incontinenza, come occasionale
orinatoio nella parte posteriore (più intima e riparata da occhi indiscreti), nonché
ideale proiezione di un certo rispetto per un'epoca d'oro che fu per gli appassionati
cinefili armerini. Ma come trascurare di ricordare che Piazza Armerina è perifrasata
come la 'Città dalle 100 chiese'!? È, a tal punto, doveroso chiedersi quante delle
millantate cento, rimangano a disposizione dell'ammirazione del turista, dato che è
evidente e sintomatico del disagio attuale, il fatto che la maggior parte siano
permanentemente chiuse, rese addirittura inagibili dall'incuria e dal tempo,
trascinandosi addosso il peso dei secoli andati che hanno fatto illustre la storia
cittadina (per quanti ne sono a conoscenza o ne sono addirittura cultori), senza che
mai su di esse si posi l' 'occhio vigile' di un progetto di restauro finalizzato alla
fruizione da parte del pubblico, e rese, contrariamente, fruibili per piantagioni di
qualsiasi tipo (muschi e licheni in primis) lasciate a crescere indisturbate: è il caso di
menzionare il triste destino (per citare solo qualche esempio e non dilungarsi oltre)
della Chiesa di Sant'Anna, e perché non ricordare anche la sfortuna della ben più
antica Chiesa di San Martino di Tours (852 anni di storia) dedicata al patrono dei
normanni fondatori della Città, così come è esemplare anche il caso della Chiesa di
S.M. di Gesù (fuori dal centro abitato). Destino condiviso, per di più, dagli storici
palazzi nobiliari, anch'essi non inferiori in quanto a notevole pregio architettonico, e
retaggio della nobiltà cittadina, che ovunque si affacciano a costeggiare le strade
della 'Piazza antica': tra i numerosissimi, l'ex "Palazzo Trigona di Gerace"
(successivamente "Palazzo Velardita") costituisce uno dei casi più eclatanti, così
come, del resto, il ben più in vista settecentesco "Palazzo Trigona della Floresta",
che, nonostante l' aspetto notevolmente più florido, è da tempo gravato dall' attesa
infinita di essere trasformato in museo. Nel loro insieme, gli immobili appartenuti
agli illustri concittadini piazzesi dei tempi che furono, vicini agli occhi ma lontani dal
cuore di molti, giacciono dimenticati e abbandonati, e nei casi migliori, in preda
all'utilizzo per scopi futili. Risalire la china, in terra di Piazza, non è per nulla semplice
se si considera che le mancanze sopracitate sono le cause che nutrono un garbuglio
di effetti collaterali che contribuiscono a rendere la città ancor meno turistica, e tra i
quali non si può far finta di non vedere il collasso di alcune strutture alberghiere,
devastate e condotte non a caso alla chiusura dalla controproducente esposizione
del nostro territorio (senza nulla escludere), fin troppo svalutato, ad un logorante
turismo 'mordi e fuggi', che svuota una città del potenziale di Piazza Armerina della
ghiotta possibilità di essere visitata per più giorni come dovrebbe, lasciandola
nell'ormai proverbiale (e terribile da sentire!) status di 'città a vocazione turistica',
e facendone, così, idealmente somigliare il 'percorso di vita' alla controversa fase di
transizione nell'esistenza di un individuo in preda ad una crisi mistica, che non sa se
cedere al richiamo e diventare un religioso, o rimanere laico! Nella condizione di
'città turistica ideale', in cui Piazza, perla del centro Sicilia, dovrebbe rispecchiarsi,
non c'è posto per il silenzio di un centro storico in decadenza, in cui le attività
commerciali si riducono progressivamente, in cui, contrariamente addirittura al
buonsenso, si concedono licenze per l'apertura di attività poco congeniali al
contesto, e in cui invece, si dovrebbe prospettare una maggiore concentrazione di
attività che mettano in risalto l'artigianato locale, incentivare e promuovere il
coinvolgimento di artigiani e artisti locali, l'apertura di attività di ristorazione e
intrattenimento da estendere in ogni angolo dei tanti, suggestivi che lo popolano
nella sua interezza, ivi compresi i nuclei dei quartieri storici che attualmente,
restando isolati, rimangono assimilabili a 'zone-dormitorio' e che meritano di
ritrovare la vitalità che non hanno mai veramente avuto, in quanto luoghi in cui è
ovviamente dislocata la sovrabbondanza di attrazioni turistiche. Non ultima, e
passibile di incentivazione alla realizzazione ad enorme beneficio turistico, risulta
essere l'iniziativa del cosiddetto 'albergo diffuso', esperienza lodevole e già in corso
di sperimentazione a Piazza Armerina, che costituendo una valida alternativa
all'albergo tradizionale, offre al turista la possibilità di soggiornare in appartamenti
sparsi per la città (da qui la denominazione 'diffuso'), riservandogli di ammirarla da
prospettive diverse ogni volta. Lungi dalle soluzioni a beneficio turistico che
renderebbero Piazza apprezzabile come ben merita e che coinvolgerebbero,
attirandolo piacevolmente, il cittadino restio ad uscire di casa, che nel tempo libero,
assaporerebbe quella novità di trasformarsi in un turista nella propria città, nonché
in un 'cacciatore' curioso alla scoperta di una bellezza rimasta sopita per troppo
tempo, la realtà dei fatti appare ben diversa agli occhi dei molti, resa scabrosa da
una rete stradale degna dei migliori relitti di archeologia urbana, da una mancanza
generale di decoro urbano tipico di una raccolta differenziata che non fa la
differenza. Un tutt'uno vagamente desolante che non fa altro che spegnere Piazza
Armerina, come simbolicamente si è spenta la superba cupola della sua maestosa
Basilica, che da qualche giorno, troneggia, avvolta in un buio quasi annunciatore di
un funesto presagio, sulle teste dei piazzesi, i quali, volgendole lo sguardo, non
possono non restare indignati e sgomenti nell'ammirare quella che è la
rappresentazione del 'volto tumefatto' e provato di un'intera città, resa sempre più
simile a una donna ammaliante che resta in disparte, e alla quale nessun uomo
sembra voler concedere la 'chance di un ballo'. Ambra Taormina
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