giovedì 20 agosto 2015

Punto e Virgola di Ambra Taormina - Il riscatto siciliano comincia a Piazza Armerina: Il 'saracino' Pietrangelo Buttafuoco e la sua grintosa verve ironico-realistica, ospite al Circolo di Cultura.

Com'è possibile che la nostra amata terra siciliana debba essere ricordata solo nelle commemorazioni funebri!? Parola di Pietrangelo Buttafuoco, 'saracino' di Sicilia! Sono passate infatti solo poche ore dal travolgente intervento che giorno 18 agosto al Circolo di Cultura, ha visto protagonista il noto giornalista e scrittore in una esilarante conversazione dal titolo non casuale di "Conversazione sul Saracino" insieme al portavoce provinciale di FdI-AN Prof. Fabrizio Tudisco, che ancora ne risentiamo compiaciuti i postumi. La serata, contorniata dal belvedere degli antichi locali di P.zza Garibaldi, gremiti da piazzesi e non, di ogni colore politico, età ed estrazione sociale, ha funto da piacevole contesto nel quale i presenti hanno potuto apprezzare divertiti la grintosa verve carica di pungente ironia del celebre ospite, sapientemente incalzato dall'entusiasta curiosità del Prof. Tudisco. Il valore della millantata e alquanto inutile 'autonomia' politica siciliana, è stato l'argomento tramite cui la conversazione ha potuto, assumendo un tono decisamente battagliero, prendere opportunamente la svolta decisiva accendendosi di un marcato realismo tipicamente 'buttafuochiano' (lo stesso tramite cui l'autore ha simpaticamente istruito i presenti ammettendo che in questa precisa epoca storica, l'ottimista impara l'inglese, il pessimista il cinese e il realista...il kalashnikov!), e che ha condotto il noto scrittore, quasi mosso da un impeto di necessario riscatto, a deplorare l'immeritata e inaccettabile condizione di arretratezza e schiavitù politica di una terra, la Sicilia, in cui un enorme potenziale derivante dalle meraviglie storicoartistiche del territorio, è inaspettatamente destinato a rimanere sopito, tristemente destinata com'è la nostra terra, ha oltretutto lamentato con aria di rimprovero Buttafuoco, ad essere ricordata dai suoi stessi politici trapiantati nella Penisola, paradossalmente solo in occasione di commemorazioni funebri. Con enorme piacere per i tanti intervenuti, la conversazione ha poi nuovamente mutato tono per reinserirsi felicemente nel leitmotiv d'inizio, che attenzionava l'esposizione della 'saracinità' dello scrittore, il quale, sicuro di assecondare nell'immediato i gusti del pubblico, ha improvvisamente smesso i panni della sua identità ordinaria per indossare quelli ben più misteriosi, sconosciuti a molti, e che tuttavia gli conferiscono quel tocco di fascino e popolarità in più, di "Giafar Al Siqilli" (Giafar il siciliano), colui che a suo dire "ha conosciuto prima l'Islam e poi i musulmani", arabo sicilianizzato o forse il più arabo dei siciliani! Nessun retaggio delle intricate contorsioni psicologiche di un Dr. Jekyll/Mr. Hyde, e nonostante a suo dire, Giafar sia nella tradizione il 'cattivo delle favole', nessuno tra i suoi due personaggi è più buono o più cattivo. Più semplicemente, ci siamo trovati di fronte a chi ha voluto audacemente riscoprire su di sé una delle tante facce (un pò sbiadite) della stratificata identità siciliana che si perde nella notte dei tempi e di cui forse nessuno si ricorda più, e di fronte a chi sorridendo ha ammesso divertito, tra il compiaciuto stupore dei presenti, che cederebbe di gran lunga alla lusinghiera nomina di Emiro nella sua 'Siqillia' (la Sicilia) piuttosto che ad un incarico da Presidente della Regione, così da vestire fiero e lontano da inutili e fuorvianti giochi di potere, il ruolo di unico responsabile della bellezza del mondo, Corano docet. Ambra Taormina

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