11 dicembre 2013  
“Colleghi, è un po’ surreale questo 
dibattito. Personalmente voglio dire che, nella mia non lunghissima 
storia parlamentare, raramente mi è capitato di percepire una distanza 
così siderale tra la politica istituzionale e la realtà della gente che 
ciascuno di noi ha la presunzione di rappresentare.  E certo non 
possiamo non dirci che questo è il frutto anche della legge elettorale 
con la quale siamo stati votati. A differenza di alcuni colleghi io non 
penso che ad essere abusivi siano solamente i 140 deputati eletti con il
 premio di maggioranza. Io penso che ogni singolo parlamentare sia 
entrato clandestinamente nell’aula della Camera e del Senato, nascosto 
all’interno di liste bloccate compilate da un manipolo di persone che si
 sono arrogate un diritto che non avevano. E che ragionevolmente molti 
qui sono rappresentativi soprattutto della loro fedeltà a questo e a 
quel capobastone. E che questa è una responsabilità storica che hanno le
 forze politiche che avevano la possibilità in questi ultimi due anni di
 cambiare la legge elettorale e non l’hanno voluto cambiare. Tuttavia 
non è la cosa più surreale alla quale insistiamo. Anche questo dibattito
 sulla fiducia: noi abbiamo una tradizione per cui la fiducia serve, e 
servirebbe, a chiarirsi un po’ le idee e a indicare le priorità.
Da noi la fiducia in questi ultimi mesi è
 diventata un’implicita ammissione di sconfitta. Siccome cioè non si 
vuole ammettere il fallimento dei governi delle larghe intese e dei 
governi tecnici si sceglie di perseverare nell’errore, continuando a 
proporre come soluzione ai mali della Nazione, un governo che non viene 
scelto di fatto da nessuno, legato mani e piedi a quegli stessi 
interessi economici e corporativi che sono la ragione delle nostre 
emergenze nazionali. Le cose stanno così. Sono i fatti a mettere a nudo 
questo grande imbroglio. Da quando l’Italia è governata dai governi 
Monti e Letta e, aldilà degli auspici per il nuovo anno, noi abbiamo 
assistito a un fallimento dopo l’altro. Non c’è un solo indicatore 
economico che sia migliorato. Io leggo i dati, sono una persona 
semplice. Mi accorgo che quando è arrivato Monti il debito pubblico era 
al 120% del PIL e oggi è al 133%, continuiamo a battere ogni record 
sulla disoccupazione, particolarmente quella giovanile, che il nostro 
andamento produttivo è il peggiore d’Europa.
Leggo i dati. Cosa altro serve per 
certificare il fallimento? Presidente Letta, non si faccia turlupinare 
dai suoi colleghi capi di Stato europei che la spronano ad andare avanti
 su questa strada e si comportano un po’ come se la si stessero 
prendendo gioco di lei, un po’ come si fa con il pollo di turno messo 
nel tavolo del poker dai giocatori esperti e che continuano a fargli i 
complimenti per poterlo depredare meglio. Sono miliardi e miliardi di 
euro quelli che ci hanno tolto, facendoci accettare condizioni delle 
quali ridono ancora. Perché abbiamo dovuto sopportare anche questo, 
colleghi, prima avevamo un presidente del consiglio che si vantava 
perché gli avevano detto che era il genero perfetto per una suocera 
tedesca, adesso abbiamo lei che si vanta perché i suoi colleghi le 
dicono che ha tirato fuori contro il suo popolo le “balls of steel”, gli
 attributi d’acciaio. E me li vedo lì che ridono, a Parigi e a Berlino, 
mentre gli unici che certamente non ridono sono gli italiani che 
giustamente stanno in piazza con i forconi. Questa è la realtà con la 
quale facciamo i conti. Certo, la situazione drammatica nella quale si 
trova l’Italia è frutto di una storia lunga, di tante mancanze dei 
governi precedenti, abbiamo tutti la nostra parte di responsabilità.  Ma
 proprio perché le risposte che servono devono essere coraggiose, 
strutturali e profonde, non si può pensare che a trovarle possa essere 
un governo che alla sua base non ha e non può avere una visione 
strategica. Questo è il punto.
La paura che abbiamo, o più 
realisticamente la consapevolezza, perché ho sentito i suoi auspici per 
il 2014 ma oggi leggo i dati e devo anche dire che finora 
drammaticamente non abbiamo sbagliato una previsione, è che nei prossimi
 mesi continueremo semplicemente a perdere tempo, mentre l’Italia va in 
fiamme.
E guardate – voglio dirlo ai deputati 
del Nuovo  Centrodestra – in fiamme oggi c’è soprattutto quella parte 
d’Italia che si riconosce e si è sempre riconosciuta nei valori 
conservatori, liberali e nazionali. In piazza oggi ci sono produttori, 
commercianti, piccole e medie imprese manifatturiere, agricoltori, 
giovani precari. Ci sono tutti quelli sulle cui spalle la sinistra 
italiana, con le sue banche e con i suoi sindacati, ha caricato tutto il
 peso di privilegi ingiusti e tutti i retaggi di un’ideologia 
formalmente sconfitta dalla storia e dalla democrazia, ma nei fatti 
ramificata nel sistema nazionale a ogni livello, fino alla sommità del 
nostro sistema politico e giuridico.
Si è caricata la schiena del ceto 
produttivo con tasse e burocrazia. E anche le scelte che continuate a 
fare anche con la legge di stabilità. Questo continuo utilizzo, per 
esempio, delle accise sulla benzina come fosse una sorta di bancomat da 
utilizzare per coprire la nostra mostruosa spesa pubblica. Su chi 
pensate che gravi? Pensate davvero che si ripercuota sulle gite fuori 
porta dell’Italia ricca nel fine settimana. Andatelo a chiedere ai 
pescatori, agli agricoltori, ai commercianti che devono ogni giorno 
portare i propri prodotti in giro per l’Europa quale è il vero risultato
 di ogni volta che aumenta il costo del carburante.
E non venite a dirci che la coperta è 
corta, non fino a quando non avrete il coraggio di andare a prendere i 
soldi dove stanno: nell’evasione fiscale delle banche e delle  società 
delle slot machine che avete vergognosamente condonato, nei miliardi che
 se ne vanno in pensioni d’oro ogni anno e che non avete il coraggio di 
revocare mentre bloccate le indicizzazioni delle pensioni della povera 
gente, nei 5000 organismi partecipati solo dagli enti locali 
perennemente in perdita, negli 830 miliardi di spesa pubblica nei quali 
ci sarà qualche spreco. O nei soldi che regaliamo ogni anno all’Unione 
europea, per farci chiamare “pigs”, maiali, noi che siamo i principali 
contributori dell’Europa in rapporto al PIL. Ci chiamano maiali.
Penso che sia normale che ci siano altre
 priorità per la sinistra italiana. Lo capisco. Quello che non capisco 
come faccia chi si dichiara di centrodestra a fiancheggiare proposte di 
questo tipo. Perché ci si può anche definire di centrodestra, ma non lo 
si è se si votano provvedimenti che continuano a far aumentare le tasse,
 che rimettono la tassa sulla prima casa praticamente tale e quale dopo 
aver fatto la campagna elettorale contro l’Imu sulla prima casa, quando 
si votano provvedimenti  come quello vergognoso che ha trovato i soldi 
per l’accoglienza agli immigrati azzerando il fondo per i rimpatri dei 
clandestini e azzerando il fondo per le vittime della mafia, del racket e
 dell’usura. Quando si fa parte di un governo che consente la continua 
umiliazione dell’Italia a livello internazionale, dall’India dei due 
marò fino alle retate preventive di cittadini italiani in Polonia.
Penso che, e lo voglio dire al ministro 
Alfano con tutto il rispetto e l’amicizia di cui sono capace, che 
partecipare a questo governo non è un messaggio di speranza, ma un 
retaggio del peggiore passato. Non è di questo che ha bisogno l’Italia 
per risollevarsi. Credo piuttosto che occorra fare tutto quello che il 
centrodestra prometteva che avrebbe fatto 20 anni fa e che è riuscito a 
fare solo in parte. Su questo ha ragione il collega Corsaro quando 
chiede autocritica. Penso che oggi l’Italia abbia bisogno della 
rivoluzione del merito, di liberare i cittadini e le imprese dal giogo 
della burocrazia, dalle tasse, dai condizionamenti dei sindacati e dei 
poteri più o meno occulti, da una antica ed odiosa visione secondo la 
quale il cittadino suddito deve sempre chiedere ed attendere il permesso
 da uno Stato oltretutto incapace e ingiusto. Penso che la sfida sia la 
libertà di crescere e intraprendere, perché di questa cura abbiamo 
bisogno. E se questo significa doverci scontrare con un assetto europeo 
asservito solamente agli interessi di una sola Nazione, quando non a 
specifici interessi finanziari, burocratici e di consorteria, lo faremo.
 E non lo faremo perché siamo euroscettici, noi amiamo l’Europa. Lo 
faremo perché siamo eurocritici perché questa Europa, così fatta, nega 
le sue stesse radici. Vuol dire che siamo populisti? Ci dica che siamo 
populisti. Meglio populisti che servi. Perché noi non vogliamo più 
essere servi, vogliamo rinegoziare la nostra presenza all’interno 
dell’Unione europea e vorremmo un governo che avesse il coraggio di fare
 questo. E su questo dovremmo trovare un terreno comune, perché quando 
ci presentiamo al cospetto dell’estero siamo sempre divisi mentre ci si 
consocia amabilmente quando si tratta di gestire il potere interno. Ed è
 triste ed è misero per la credibilità di questa Nazione.
Presidente, in riferimento alla sua 
polemica con i colleghi del Movimento Cinque Stelle, mi corre l’obbligo 
di dirle una cosa: non ci venga cortesemente a spiegare quanto sia 
odiosa l’accusa di disonestà ai propri avversari politici perché 
diciamoci chiaramente che su questo la sinistra italiana ha fondato la 
sua esistenza politica per decenni.
Fratelli d’Italia manterrà salda la 
rotta sicura che, come avvenuto oggi con i colleghi di Forza Italia, 
prima o poi riusciremo a riportare tutto il centrodestra sulle posizioni
 delle quali ha bisogno la nostra Nazione. Nel frattempo, continuiamo ad
 essere coerenti a differenza di altri e votiamo contro la fiducia a 
questo Governo”.

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