

Al servizio della Città e del territorio

"Il silenzio è d'oro". Questa, è una massima difficilmente adattabile al mondo degli uomini; ma,
credetemi, deve saperlo bene chi, invece, almeno una volta nella vita, ha provato ad aggirarsi per
una cella frigorifera. Le carcasse dei malcapitati animali appese in fila, o - nel migliore dei casi - i
formaggi freschi di un'industria casearia stipati in ordine al riparo dalla calura deteriorante,
emanano la freschezza decorosa del silenzioso rispetto. Lì hai sempre ragione, anche quando ce
l'hai per davvero; nessuna contraddizione banale e faziosa, forzata come pungono le zanzare d'estate.
Un po' come oggi i piazzesi veri, quelli del G580 DOC, si sono svegliati sotto il sole di luglio con
presto scoperchiata la cappa opprimente del buonismo ortodosso. Si sente un po' più caldo?
Paradossalmente no: ci si sente totalmente appagati dal fresco dello stare dalla parte del giusto.
Alla luce dei fatti verificatisi nella giornata dello scorso lunedì, benedetti da un sovvertimento
ready-made dei cardini della dimensione sociale e civile, italiana ed armerina, provocati da chi
abusa delle moderne conquiste del fare europeista, da chi si barrica dietro all'abuso di...'Dublino!' e
prima ancora di...'Ginevra!' - non nomi comuni, ma sempre più impopolari convenzioni scadute
nell'anticonvenzionale e nel cattivo gusto - è aperta e dichiarata la lotta al sacrosanto diritto di
recuperare la buona fede nel quieto vivere.
Nessuna psicosi in atto, nessun disagio cerebrale. Semplicemente, la gente che lamenta il degrado
diffuso di cui unica colpevole è l'incontrollata presenza sul territorio di clandestini mascherati da
profughi e rifugiati richiedenti asilo - in numero ben maggiore rispetto alla proporzione prevista in
origine di tre migranti ogni mille abitanti, e in fuga da fantomatiche guerre di cui stranamente i
media non parlano - è la stessa che accusa il colpo di non sentirsi più a proprio agio in casa propria.
La stessa fetta di popolazione stanca di vedersi minacciata da presenze senza identità e dal dubbio
passato - per gran parte addirittura sconosciuto al suolo italiano su cui poggiano i piedi - e che in
queste ore rende meritato omaggio alle forze dell'ordine, paga dell'operato di pronto intervento
andato a buon fine, ma non senza problemi, contro un gruppo di sovversivi provenienti da Nigeria,
Guinea, e Chad resisi responsabili di disordini cittadini in stile Mau Mau nei villaggi del Kenya ai
tempi del colonialismo, e che in tutta Italia ha purtroppo l'aggravante di non rappresentare un
fenomeno isolato.
Ma a vederci chiaro, i danni alla nostra comunità non derivano solo da quella che appare una lenta
ma reale ed effettiva sostituzione etnica attuata a partire dal governo centrale 'democratico', da cui
la trasformazione del nostro Paese in uno sgabuzzino per immigrati clandestini, ma dalla comunità
stessa di presunti italiani o italioti che di tale sostituzione o trasformazione sono - forse ignari, col
beneficio del dubbio - complici e tramite diretti, portavoce a turno di idee quanto mai strampalate
sull'accoglienza indiscriminata, e altrettanto pronti di spirito nel giustificare i comportamenti
assolutamente anomali e fuorilegge, di cui si stanno rendendo sempre più di frequente protagonisti
quelli ingrati tra gli sconosciuti ospiti.
Forse, costoro, che vivono quotidianamente nella Terra di Pan a suonare il flauto magico, e
danzano a piedi nudi attorno al fuoco, con Bacco, la danza della pioggia, non sanno che in qualsiasi
Paese civile che si rispetti, l'esclusiva del problema non è da attribuire alla favola dell'accoglienza e
della fratellanza cristiana (e vissero tutti felici e contenti), ma si sposta necessariamente sui severi e
dovuti controlli - mediati da appositi e seri, ma soprattutto rispettati alla lettera, disegni di legge (da
ricordare la sfortuna della "Bossi-Fini") - che regolino i flussi migratori (a maggior ragione se coatti)
così come si dovrebbe in una nazione di tutto rispetto e che abbia interesse a mantenere intatta la
propria immagine e identità mondiale, dando spazio e prestando attenzione alle esigenze e
all'incolumità di chi tale nazione la crea con il lavoro, quindi su una conseguente ponderazione delle
richieste d'asilo, che comporti in ultimo l'arginazione di quello che, più che uno stato di emergenza,
è da ritenere una cattiva abitudine maturata nel corso degli ultimi anni, complice la 'macchina
umana del business'; insomma, un fenomeno che i media riportano come cresciuto sensibilmente
dall'inizio del 2017.
E tra il benestare delle leggi affonda-Italia del governo, la consueta assenza di provvedimenti
dell'amministrazione comunale piazzese, e la simpatia inquietante delle maschere sardoniche
dell'accoglienza, anche Piazza Armerina è fornace e vaso che trabocca di allettanti profughi
spillasoldi, le nuove miniere d'oro dei buoni samaritani come manco ce n'erano ai tempi di Gesù! E
perché come si dice dalle nostre parti:"una mano lava l'altra, e tutte e due lavano la faccia!" che
tradotto, poi, teoricamente non significa neanche ciò che sembra, in quanto laddove esiste la
complicità tra profughi e centri d'accoglienza, questi ultimi non sono nuovi in quanto al fare
emergere situazioni di degrado, come effettivamente dimostra il recente caso di un centro
d'accoglienza di Giarre i cui proprietari sono finiti in manette per riduzione in schiavitù degli ospiti.
E la Boldrini!? Come non rivolgere un pensiero alla Boldrini! Ebbene, la paladina impenitente del
diritto d'asilo urbi et orbi, l'idolo indiscusso degli impuniti radical chic del Bel Paese, si è
premurata in data odierna di far sapere a quanti e 'come' ne stimassero l'operato alla Camera, che
per questioni strettamente legate al suo innato sentimentalismo che pretende falsamente di fare di
tutti gli italiani un fascio, sarebbe necessario approvare lo Ius Soli prima della conclusione della
legislatura. Insomma, succede un pò banalmente come per un ladro che pretende di svaligiare una
banca prima dell'arrivo della polizia! A lei e a quanti ne 'trainano' il pensiero, sarebbe opportuno
ricordare che la cittadinanza non è un diritto neanche per tutti quei figli cretini di mamme italiane
sempre incinte. Ambra Taormina
"Le Roi est mort, vive le roi" vs. "Morto un papa, se ne fa un
altro". Campagna elettorale di FdI - AN: 'ottavo peccato
capitale'?
Beninteso, non siamo veggenti, ma si sa che il tempo scorre e - stando a quanto
sancito dall'art. 51 sull'ordinamento degli enti locali, aiutato dalla nostra solita scaltra
percezione delle cose - non mancherebbe molto che i piazzesi si troveranno a vestirsi
di quello che fino a poco prima della Rivoluzione, era un motto tanto caro ai nostri
vicini dell' Île-de-France. Con i cinque anni amministrativi canonici ormai 'alla porta',
ecco presto inaugurato il conto alla rovescia in queste poche ore d'inizio estate, e,
dacché alla morte si è accennato, proseguiamo ricordando che quest'ultima - in molti
casi - arriva sì senza preavviso, ma comunque si dice ancora che "se il padrone di
casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe
scassinare la casa".
E posto che alla morte-ladra non c'è rimedio, a Piazza Armerina i 'padroni di casa' -
sfatando il mito della veglia, i recenti cavilli della legittima difesa, ed
infischiandosene più o meno apertamente del Vangelo di Matteo - hanno ben pensato
di bypassare il tutto, previa scelta saggia di dormirci su sin dal primo vagito post
elettorale, e firmando così la condanna tutta 'paesana' allo sfascio inesorabile da cui è
ormai tradizione attingere a piene mani, ed averne altrettanto piene le...'tasche'!
"Patto per la città" o...patto col diavolo? Chi non ricorda il nome di una delle tante
indimenticabili liste cittadine concorrenti alla gloria amministrativa di quattro anni or
sono? E, a proposito di patti, quanti tra i più fantasiosi si sorprenderebbero nel
leggerci una stretta parentela magari con i protagonisti dei tristi episodi 'faustiani' di
Marlowe e Goethe, senza tralasciare il 'dandy' Dorian di Oscar Wilde ? Si sa che
favole e racconti di tutti i tempi - specie se pieni di suspance, patti soprannaturali, e
una sottile punta di noir - hanno funto da irresistibile calamita per intere generazioni
di ubriachi lettori incalliti, ma che lo stesso debba fare il programma amministrativo
di un comune...proprio non lo possiamo accettare!
Ma tra un romanzo qua e un racconto là in pieno stile gotico, noir, e horror, ecco che
per la mannaia del boia, ci passa, in questi giorni, la 'semina' elettorale di FdI - AN,
preda dell'ira funesta di tanti comuni estimatori del buon senso 'new age' che da un
po' suonano il disco traballante del 'no campagna elettorale anticipata' come se questa
fosse un virus probabilmente contrastabile col tredicesimo vaccino dei dodici già
obbligatori in Italia per frequentare le scuole, o addirittura un eventuale ottavo
peccato, new entry tra i già sette capitali.
D'altronde, chiunque abbia dimestichezza con semina e roba agricola, sa che è la
pazienza del tempo a portare i buoni frutti, e lo stesso si consenta di farlo valere per
chi - vecchio, nuovo, o in embrione - voglia mostrare la buona volontà di operare
"come natura crea"! Dunque: chi semina raccoglie, e chi ben comincia - soprattutto se
con il piede giusto - è già a metà dell'opera. Questi, i due slogan papabili che ben si
sposano con l'intento dell'operato che FdI-AN sta portando avanti puntando sulla
fiducia dei cittadini, quanto di più basilare per guidare il territorio sul filo della buona
politica, la politica del fare, del progettare, del collaborare, del comunicare, e forse
per la prima volta dopo tempo, la politica della tutela degli interessi del collettivo, e
per giungere ai quali, pazienza e una lunga semina sono tra gli ingredienti necessari
perché si 'raccolga' bene.
Nessuno ha l'esclusiva della verità assoluta, nessun narratore onnisciente o indovino
provetto o improvvisato come da copione, ma il recente passato armerino ha la virtù
di parlare chiaro: troppo poca l'attenzione prestata alla cosa pubblica, troppo poca la
dinamicità nella gestione del rapporto col cittadino, assolutamente scarso e da
bocciare l'interesse per un ritorno d'immagine, perso per sempre il diritto alla cura dei
particolari in un luogo in cui è il dettaglio a fare la differenza. Ed è in quest'elenco di
fallimenti a buon mercato che si rintracciano le priorità che il partito, al servizio della
città e del territorio, persegue coadiuvato dall'incessante attività dei suoi
rappresentanti, sempre alla ricerca di soluzioni a problematiche che in negli ultimi
periodi hanno contribuito pesantemente al tracollo locale.
Sono ancora nell'aria gli echi della candidatura della nostra città a capitale della
cultura, che mi viene in mente che è da poco più di un mese trascorsa la performance
- curata nell'organizzazione dal Prof Tudisco - di Pietrangelo Buttafuoco al Teatro
Garibaldi, il quale, raccontando di amore e morte come valori nella Sicilia delle
tradizioni ancestrali di cui siamo figli, ha purtroppo sofferto di una alquanto scadente
partecipazione di pubblico armerino. Avrebbero avuto, i piazzesi, con buona
probabilità, occasione di riflettere su due delle colonne portanti del vivere individuale
e comune, dando manforte alla loro identità culturale, nonché - offrendosi alla libera
partecipazione - di valutare sulla maniera di coniugare l'amore per la propria città - in
questo caso rappresentata dall'attiva partecipazione alla vita pubblica - con la morte
dei valori acuita dalle finte prospettive correnti che in tanti vogliono propinarci.
E tra 'ladri' e 'padroni di casa' che a convenienza si scambiano i ruoli, in questo anno
antecedente il nostro prossimo passaggio al grido di "Le Roi est mort", la differenza
tra chi semina e chi promette la luna - acrobata degli specchi rotti e abile costumista
del 'cambiacasacca' - si fa ben rappresentare dai versi di un pilastro dell'ormai
trascurata cultura piazzese, il poeta galloitalico Carmelo Scibona.
Fratelli, amici, cari elettori
ormai ritorno fra voi, Signori.
Il mio programma è tale e quale
quale conviensi a un radicale.
Sono monarchico, son socialista,
son pure anarchico e sanfedista.
Parvi incredibile ma il fatto è vero
son candidato del ministero.
Giolittiano non so il perché
Repubblicano devoto al Re.
Avrò vittoria senza pensieri
Ho mille voti, tolti gli zeri.
Avanti, o popolo, che gran contento!
Le porte m'aprono del parlamento.
Sarò del centro, di chi amministra
sarò di destra e di sinistra.
Cilindro o gibus, sopraccessorio
ne godrà certo Montecitorio.
Se a me darete il medaglino
darò la croce a Pasqualino.
Ogni crociato, ogni dottore
farò Totò commendatore.
Se mi dicono che son delfino,
ma se mi gridano fuori Lillino,
Io me ne frego, non son minchione
berrò sollecito il mio fiascone.
Ambra Taormina








Piazza Armerina, 15 maggio 2017
ANCHE IL QUARTIERE CASTELLINA TESTIMONIA
LA LATITANZA DELL’AMMINISTRAZIONE MIRODDI:
ECCO LA FINE DEL GIOIELLO PROMESSO DA MIRODDI E MATTIA
Dal libro delle favole del Vice Sindaco Mattia del 4 aprile 2016 sul Quartiere Castellina: “Questa parte della Città per anni trascurata, diventerà un gioiellino da consegnare non solo ai nostri concittadini ma anche ai tanti turisti che viaggiano in camper che ora comodamente potranno posteggiare i loro mezzi e visitare il centro storico…Porta Castellina ora torna a rivivere lo splendore dei tempi passati che la videro protagonista di gloriose pagine di storia della nostra Città”.
Nonostante le mirabolanti promesse del sempre efficiente Mattia, il Quartiere Castellina si presenta oggi a cittadini e turisti del tutto abbandonato a sé stesso, una consuetudine a cui ci ha abituato l’Amministrazione Miroddi, ma alla quale decidiamo di non rassegnarci.
I marciapiedi, da Via Giacinto Lo Giudice a scendere, sono ormai un lontano ricordo, invasi da sterpaglia, il parcheggio sottostante Piazza Europa ha ad ogni angolo un mucchio di rifiuti.
Le strade del quartiere sono lasciate senza pulizia, tanto da costringere i cittadini a provvedere da loro stessi, nonostante le richieste fatte all’Amministrazione di garantire la fruibilità delle vie.
Il muro di contenimento della strada presenta delle vistose crepe, e i puntelli di controllo sul movimento franoso segnano ancora la data del 2015.
A pochi passi dalla scuola San Giorgio tre tombini sono lasciati a cielo aperto, senza neppure una copertura, esponendo i bambini e chi frequenta il campo sportivo ad ogni possibile rischio.
L’area camper, vanto dell’Amministrazione, è una cattedrale nel deserto, chiusa da un anno, la scalinata, altro presunto fiore all’occhiello, è un tripudio di erba incolta.
Non potevamo stare a guardare, e come unica credibile opposizione all’Amministrazione Miroddi abbiamo presentato al Sindaco nuovo atto di diffida per occuparsi finalmente della Città e dei cittadini.
Noi crediamo che questa Città possa e debba avere un futuro, e ci auguriamo che Miroddi e Mattia si rendano conto al più presto che la loro esperienza di (non) governo ha le ore contate, e non per giochi di palazzo, che si risolvono sempre – caso strano - in un nulla di fatto, ma per la volontà espressa dei cittadini.
Avv. Alessio Cugini Portavoce comunale
Prof.Fabrizio Tudisco Portavoce provincial













